Messina Denaro non sfruttava solo l’identità di Andrea Bonafede: nel covo trovati 5 documenti falsi
Cinque documenti falsi, non solo quello di Andrea Bonafede. Sono quelli che gli investigatori hanno trovato nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, dove Matteo Messina Denaro ha trascorso l'ultimo periodo della sua lunghissima latitanza.
Il boss, che quando è stato catturato nella clinica di Palermo in cui si curava utilizzava il nome di Bonafede, il geometra poi a sua volta arrestato, in questi ultimi anni avrebbe dunque utilizzato vari documenti falsi. A quanto si apprende, questi cinque documenti – tutti con la foto del capomafia di Castelvetrano – sono intestati ad altrettante persone in vita e incensurate, alias che avrebbero prestato la loro identità al boss per circa 15 anni.
I falsi documenti usati da Matteo Messina Denaro
Gli investigatori stanno adesso tentando di accertare se gli altri alias fossero a conoscenza della contraffazione. Al momento infatti non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffati dallo stesso Messina Denaro o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto. Diverse peraltro sono le foto tessera trovate al mafioso.
Prima di assumere l'identità del geometra Andrea Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando è stato operato all'ospedale di Mazara del Vallo, Messina Denaro avrebbe dunque fatto uso dei documenti di altri favoreggiatori. Documenti grazie ai quali avrebbe viaggiato e concluso affari.
"Indagine su Messina Denaro impeccabile"
Sull’arresto di Matteo Messina Denaro, intanto, oggi è intervenuto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia. Che ha parlato di una indagine impeccabile. "Per questo storico risultato raggiunto grazie alle forze dell'ordine, col coordinamento della Dda, voglio ringraziare in particolare gli uomini e le donne del Ros. L'indagine che ha portato alla cattura di Matteo Messina Denaro è una indagine impeccabile svolta con strumenti tecnici e non c'è elemento di fatto che dica il contrario. Negli atti ci sono i fatti e i fatti sono duri da contestare con le opinioni. Tutti possono esprimerne, d'altronde esistono anche i terrapiattisti, ma restano i fatti", le parole del procuratore all'inaugurazione dell'anno giudiziario.