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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro nell’ultimo interrogatorio: “Anche altri mafiosi mi cercavano, Brusca mi voleva ammazzare”

Nell’ultimo interrogatorio di Matteo Messina Denaro lo scorso luglio i magistrati hanno chiesto al boss se avesse nemici in Cosa Nostra. Allora Messina Denaro rispose così: “Eh sì, penso di sì, è normale, perché Giovanni Brusca stesso dice che mi voleva ammazzare”.
A cura di Giorgia Venturini
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A cercare Matteo Messina Denaro nei suoi anni di latitanza non era solo lo Stato, ma anche altri esponenti di Cosa Nostra. Lo ha precisato lo stesso boss di Castelvetrano nel suo ultimo interrogatorio dello scorso 7 luglio davanti ai magistrati. In questo suo ultimo incontro, durato due ore e trascritto in 100 pagine, Matteo Messina Denaro racconta i particolari della sua latitanza senza mai però fare nomi dei più stretti fiancheggiatori (chi ancora in libertà) che gli hanno permesso di vivere una latitanza di lusso. Messina Denaro è morto il 25 settembre senza mai pentirsi e senza mai collaborare con la giustizia. Lo aveva detto fin da subito, nessuna sorpresa dunque.

Matteo Messina Denaro aveva vissuto, almeno gli ultimi anni della sua latitanza, a Campobello di Mazara. Era a casa sua. Si nascondeva dalla Stato, ma solo dallo Stato? Tra le persone che avrebbero potuto riconoscerlo c'erano anche altri esponenti di Cosa Nostra. Gli stessi forse che – come precisa il boss – potevano dargli la caccia. Ma chi cercava Matteo Messina Denaro (oltre allo Stato)?

Chi ha cercato Matteo Messina Denaro durante la latitanza

"A me sempre tutti m'hanno cercato – spiega il boss lo scorso luglio al pubblico ministro Paolo Guido -. Perché io sono sempre stato, in quello che voi ritenete mafiosità, io ritengo nel mio mondo, una garanzia, una garanzia per tutti. Non ho mai rubato nulla a nessuno, mai, parlo del mio ambiente. Non ho mai cercato di prevaricare su nessuno. Nè in ascesa di potere, né i soldi e neanche per altro. Poi, negli ultimi tempi, è normale che mi sono schifato…". Erano dunque tutti "amici" quelli che lo cercavano?

Quando poi i magistrati chiedono a Matteo Messina Denaro se avesse avuto dei nemici nell'organizzazione criminale lui risponde così: "Eh sì, penso di sì, è normale, perché Giovanni Brusca stesso dice che mi voleva ammazzare".

Giovanni Brusca era un uomo di Cosa Nostra, arrestato il 20 maggio del 1996. Diventa collaboratore di giustizia nel 2000 e ora usufruisce di alcuni permessi premio per uscire dal carcere a Roma. Brusca e Messina Denaro sono finiti insieme ad altri imputati nel processo sulla morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell'acido perché il padre Santino Di Matteo si era pentito e aveva iniziato a parlare con i magistrati dopo l'arresto. Giuseppe Di Matteo restò prigioniero nella mani di Cosa Nostra per due anni: sia Brusca che Messina Denaro vennero condannati all'ergastolo per il suo omicidio. Durante uno dei primi interrogatori il boss di Castelvetrano aveva precisato ai magistrati che lui si riteneva responsabile solo del sequestro ma che non ne aveva ordinato l'omicidio.

Il rapporto tra Matteo Messina Denaro e gli altri boss di Cosa Nostra

Nell'ultimo interrogatorio il pubblico ministero Paolo Guido ricorda al boss che negli anni si era anche "circondato di persone di una tale ferocia e crudeltà". Matteo Messina Denaro ha subito voluto interrompere il magistrato precisando: "Io non mi sono mai ritenuto così". Poi però ammettendo a modo suo la sua relazione con gli altri uomini di spicco di Cosa Nostra si difende: "Perché mi devo fare ammazzare? Cioè io mi devo scontrare con un treno? Io mi posso scontrare con un treno, se ho la possibilità, anche marginale, di poter prevaricare quel treno sono matematicamente certo che è più forte di me, dove vado?". E poi chiarisce che su questo treno c'erano tutti i fedelissimi di Totò Riina.

L'interrogatorio finisce con il pubblico ministero Paolo Guido che invita Matteo Messina Denaro a "riflettere": non a collaborare, non a pentirti, ma a riflettere su quello che è stata la sua vita. Il 7 luglio era ancora in tempo a farlo. Il 7 luglio era l'ultima volta che parlò con i magistrati. Chissà se prima del 25 settembre Matteo Messina Denaro avesse riflettuto veramente su quella che è stata la sua vita.

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