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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro, la vicina della casa dove si trova il bunker: “Mai notato nulla, sembravano brave persone”

La vicina di casa della famiglia presso la cui abitazione è stato trovato il secondo covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara: “Mai notato nulla di strano, sembravano brave persone. Ci sono stata spesso”.
A cura di Ida Artiaco
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"Li conosco, stanno vicini a me. Mi sembrano brave persone, quello che è successo oggi mi sembra un sogno". A parlare è una vicina di casa di Errico Risalvato, indagato e poi assolto, nel 2001, dall'accusa di associazione mafiosa: presso la sua abitazione, a Campobello di Mazara, nel Trapanese, è stato trovato il secondo covo di Matteo Messina Denaro.

foto Roberto Marrone
foto Roberto Marrone

Si tratterebbe di un vero e proprio bunker che il boss, arrestato il 16 gennaio a Palermo dopo 30 anni di latitanza, ha fatto costruire all'interno di una abitazione a due piani situata a via Maggiore Toselli, nella stessa zona in cui si trova il primo covo, individuato poche ore dopo la sua cattura.

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"La moglie è una maestra in pensione malata ed anche lui mi sembrava una brava persona", ha detto ai microfoni dei cronisti la vicina, confidando di aver frequentato quella casa ma di non aver notato mai nulla di strano: "Avevano un sacco di gatti, spesso ci andavo. La figlia abita al piano di sopra. In casa non ho mai notato nulla. C'è all'ingresso una scala che porta al primo piano e un salottino, poi la cucina e un'altra stanza".

foto Roberto Marrone
foto Roberto Marrone

La donna ha infine dichiarato: "Mi sembra un sogno, tutta questa storia mi sembra esagerata. Quando ho visto arrivare tutti quei carabinieri… sono venuti verso mezzogiorno e ancora sono lì".

Al secondo covo utilizzato da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all'analisi di alcuni dati catastali. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, proprio lo screening su questa serie di informazioni, assieme ad un'analisi del contesto scaturita da un'attività informativa e investigativa, ha infatti consentito di localizzare il covo.

Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nascondeva i documenti più segreti oltre ai soldi contanti utilizzati presumibilmente in questi anni di latitanza.

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