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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro, la maestra Laura Bonafede accusata di associazione mafiosa: “Era compagna del boss”

Per gli inquirenti, dunque, la donna sarebbe stata legata non solo sentimentalmente al capo mafia trapanese, favorendone la latitanza, ma sarebbe stata parte integrante dell’associazione mafiosa. L’accusa passa da favoreggiamento ad associazione mafiosa.
A cura di Antonio Palma
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Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede durante l'arresto
Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede durante l'arresto
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Si aggrava la posizione di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara, già in carcere con l’accusa di favoreggiamento del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Nelle scorse ore infatti la procura di Palermo ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a suo carico, informando la dona che l’iniziale contestazione del reato di favoreggiamento è stata modificata in associazione mafiosa.

Per gli inquirenti, dunque, la donna sarebbe stata legata non solo sentimentalmente al capo mafia trapanese, favorendone la latitanza, ma sarebbe stata parte integrante dell’associazione mafiosa, facendone parte attivamente. La figlia dello storico padrino di Campobello Leonardo e cugina di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l'identità al boss durante l'ultima fase della latitanza, era stata già individuata come una delle persone che aveva coperto la latitanza del boss dopo la sua cattura.

Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro due giorni prima dell'arresto
Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro due giorni prima dell'arresto

Dalle indagini, però, sarebbe emerso che il ruolo di Laura Bonafede sarebbe andato anche oltre tanto da rendere la donna un elemento fondamentale per la latitanza di Messina Denaro. Secondo l’inchiesta, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca de Leo, i due avrebbero addirittura vissuto insieme per lungo tempo.

Secondo l’accusa, lei era la donna che si occupava più da vicino del boss che di lei si sarebbe servita anche per preparare e consegnare segretissimi pizzini, e tenere in piedi gli affari della cosca. Per i pm, Laura Bonafede era completamente a disposizione del boss aiutandolo negli affari illecite condividendo con lui linguaggi cifrati.

Una condizione già sottolineata dal Gip che ne dispose l'arresto. Secondo il giudice, infatti, l’adorazione della donna per il boss “non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano".

Nella residenza della maestra trovate decine di lettere a Messina Denaro che quali, secondo gli inquirenti, sono "anche vettore di informazioni, considerazioni e notizie relative sia all’associazione mafiosa e agli intenti e alle azioni criminali di Messina Denaro, sia a episodi di vita quotidiana involgenti le forze dell’ordine o soggetti vicini al boss".

Anche nei covi del boss sono trovati pizzini sul loro rapporto in cui lui scriveva "Eravamo una famiglia". L’inizio della relazione tra i due risalirebbe al 1996 ma solo dal 2007 la donna sarebbe stata coinvolta dal capomafia nella gestione dei propri interessi. Poi nell’aprile del 2015 la convivenza sarebbe stata interrotta e si sarebbe trasformata in mera frequentazione. Per l’accusa, però, Laura Bonafede avrebbe continuato a vedere il capomafia fino a pochi giorni prima del suo arresto, come testimonia un video girato dalle telecamere di sorveglianza in un supermercato di Campobello

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