Messina Denaro in cella da 10 giorni ha parlato solo con i medici: “Non sono quello descritto in Tv”
In 10 giorni di reclusione, Matteo Messina Denaro ha incontrato solo i medici che si stanno occupando delle sue cure. A tutti ha chiesto informazioni dettagliate sui farmaci da prendere, suggerendo anche terapie "esclusive" praticate in Israele. In carcere il boss è apparso preoccupato esclusivamente della sua salute, sicuro di dover trascorrere il resto della sua vita in carcere. Chi lo ha incontrato, lo ha descritto come "un uomo con la paura di morire".
Davanti agli agenti del carcere dell'Aquila, Messina Denaro mostra modi "gentili e garbati", precisando di "non essere affatto la persona che viene descritta dai media". Lo ha detto indicando il Tg in quel momento in onda sul televisore che lui ha mantenuto spento per quasi sei giorni dopo l'arresto.
In carcere Messina Denaro non ha ricevuto alcuna visita: non si sono fatti vivi i parenti e neppure l'avvocato difensore. Secondo quanto riferisce il quotidiano La Repubblica, infatti, la nipote del boss scelta per rappresentarlo davanti alla giustizia avrebbe per ora fatto solo una telefonata.
Tutto quello che ha ricevuto in 10 giorni di detenzione sarebbero due telegrammi che continua a rileggere. I due fogli bianchi sono custoditi con cura sul tavolo della cella alla quale è stato assegnato.
I misteri intorno alla latitanza di Messina Denaro sono ancora tantissimi: le forze dell'ordine stanno cercando di ricostruire la rete di fiancheggiatori che finora lo ha aiutato a sfuggire alla giustizia. Risultano infatti indagati per favoreggiamento Giovanni Luppino, considerato suo autista personale, e i due figli Antonio e Vincenzo. Centrale anche il ruolo di Andrea Bonafede, geometra 59enne che per almeno due anni gli ha prestato l'identità.
L'uomo, che per conto del boss ha acquistato anche l'appartamento nel quale ha vissuto fino all'arresto, si è avvalso della facoltà di non rispondere dopo aver rilasciato dichiarazioni incomplete su quanto avvenuto in questi anni. Davanti alle autorità, infatti, avrebbe detto di conoscere Messina Denaro "fin da ragazzo" e di essere stato da lui avvicinato "diversi mesi fa".
Le dinamiche relative al furto d'identità restano invece ancora da capire: quello che è certo è che Messina Denaro si fingeva Andrea Bonafede solo in ospedale, dove si stava facendo curare. Per strada, invece, si faceva chiamare Francesco.
In questi anni il boss latitante ha continuato a condurre la vita di un uomo libero, spostandosi in auto tra ristoranti e supermercati. Secondo alcune intercettazioni poco chiare, Messina Denaro potrebbe aver avuto perfino un figlio con una donna conosciuta nel 2004.