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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro, i pm di Palermo per 2 ore a L’Aquila per interrogare il boss: cosa è emerso

È durato 2 ore l’interrogatorio per Matteo Messina Denaro presso il carcere di massima sicurezza de L’Aquila dove si sono recati in giornata i pm di Palermo. Presente all’incontro anche la legale Lorenza Guttadauro, nipote del boss.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
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Sta bene Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra arrestato lo scorso 16 gennaio a Palermo e ora in isolamento nel carcere di massima sicurezza de L'Aquila, dove è in regime di 41 bis. L'ex latitante è "in totale isolamento" e non ha contatti con l'esterno, ma è "curato nel migliore dei modi".

A dirlo è il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Paolo Guido, che ha rilasciato una dichiarazione all'agenzia di stampa La Presse al termine dell'interrogatorio durato due ore e mezza.

Per il momento massimo riserbo sull'interrogatorio: non si sa infatti se Messina Denaro abbia risposto o meno alle domande dei magistrati palermitani. Presente all'incontro anche la legale Lorenza Guttadauro, nipote del boss, che si sta occupando della difesa.

Stando a quanto reso noto, Messina Denaro avrebbe risposto ad alcune domande alla presenza della sua difesa. L'interrogatorio non è stato secretato.

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Nella giornata di domani, invece, il giudice si esprimerà sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dall'avvocato Giuseppe Ferro che si sta occupando della difesa di Giovanni Luppino, autista del boss arrestato nei pressi della clinica La Maddalena il 16 gennaio scorso.

L'incidente probatorio riguarderebbe il coltello a serramanico che Luppino portava con sé: secondo la difesa, si tratterebbe di un coltello "senza punta"che l'uomo usava in campagna, mentre le autorità ritengono che fosse un'arma di difesa e offesa.

Luppino si trova attualmente in custodia cautelare in carcere ma, secondo quanto riferito dal legale in un'intervista a Fanpage.it, sarebbe "sereno e fiducioso perché sicuro di quanto raccontato agli inquirenti".

Dal giorno dell'arresto, l'uomo sostiene di non aver mai saputo la verità sull'identità del boss e di aver sempre creduto di trovarsi davanti a Francesco Bonafede, parente del geometra Andrea Bonafede che per lungo tempo ha prestato la sua identità all'ex latitante.

"L'ho accompagnato per solidarietà, non lo avrei mai fatto se avessi saputo chi era. Nessuno lo avrebbe fatto, neanche un pazzo" avrebbe dichiarato davanti agli inquirenti dopo il fermo dello scorso 16 gennaio.

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