Messina Denaro fotografato nel loro salotto, coppia arrestata per aver favorito la latitanza del boss
Per lungo tempo avrebbero favorito la latitanza del boss Matteo Messina Denaro ospitandolo in casa propria dove il boss ha spesso consumato i pasti principali ed è stato anche fotografato seduto nel loro salotto. Queste le accuse nei confronti due coniugi siciliani arrestati all’alba di oggi, giovedì 16 marzo, dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini sulla rete di complici che ha protetto la latitanza di Matteo Messina Denaro.
I carabinieri del reparto operativo speciale del comando provinciale carabinieri di trapani hanno eseguito infatti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi gli infatti firmata dal Gip due richiesta della Dda siciliana. I due arrestati sono il 50enne Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, e la moglie la 48enne Lorena Ninfa Lanceri.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo, ipotizza nei confronti degli indagati i reati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall'avere agevolato cosa nostra. L’operazione costituisce prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito al ros di catturare a Palermo il superboss latitante Matteo Messina denaro e di trarre in arresto i suoi complici.
Con i nuovi arresti, infatti, salgono a sei i favoreggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro individuati e arrestati dai carabinieri del Ros dopo la cattura del superlatitante ora al 41-bis. Oltre a Giovanni Luppino, l'autista che accompagnava alla clinica La Maddalena il boss per la chemioterapia nel giorno del blitz, tra gli arrestati figurano Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l'identità, il cugino omonimo, che avrebbe fatto avere a Messina Denaro le prescrizioni mediche necessarie per le sue cure, suo fratello Emanuele arrestato oggi con la moglie Lorena Lanceri e Alfonso Tumbarello, il medico che ha prescritto farmaci e analisi al padrino trapanese. In manette anche la sorella maggiore del capomafia, Rosalia Messina Denaro, accusata di associazione mafiosa. Sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena.
Per gli inquirenti, Messina Denaro è stato costantemente supportato da più persone durante la latitanza che "gli hanno consentito di spostarsi in relativa sicurezza sul territorio, anche avvalendosi di più autovetture, di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio sanitario nazionale, anche grazie a diagnosi e ricette effettuate a nome di Andrea Bonafede, e di acquistare sotto falso nome una casa da adibire a covo e una macchina". Una rete che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire nei minimi dettagli anche attraverso perquisizioni a tappeto nella provincia di Trapani che son in coro anche oggi dopo i due arresti.