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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro e le “stupidate” di Boiardo: “In pochi sapevano del tumore. Ha tirato a indovinare”

Il boss ora rinchiuso in carcere a L’Aquila parla delle affermazioni di Salvatore Boiardo a Non è L’Arena: “Lui non poteva sapere, ne erano a conoscenza soltanto 5 o 6 parenti”
A cura di Biagio Chiariello
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Salvatore Baiardo non poteva sapere che Matteo Messina Denaro era malato. Aveva fatto scalpore il suo intervento a ‘Non è l’Arena', dove l'ex tuttofare dei fratelli Graviano condannato per calunnia, falso e favoreggiamento sosteneva come l’ultimo dei Corleonesi stesse per morire.

Ma ora il boss di Castelvetrano pur senza far riferimento diretto alla trasmissione di Massimo Giletti, punta  il dito contro i telegiornali che ne hanno parlato. "Stupidate", evidenzia. E il Corriere della Sera riporta oggi un virgolettato più ampio: "Noo, Baiardo non sapeva niente. Non poteva sapere che avevo un tumore. Per la semplice ragione che a casa mia che ero malato lo sapevano in cinque. Giusto cinque o sei. Come faceva a saperlo Baiardo? Ha tirato a indovinare".

In realtà la malattia di Messina Denaro non era proprio un segreto. Se ne parlava da tempo anche nei rapporti dell’Antimafia. Del resto i carabinieri dei Ros sono arrivati al boss di Castelvetrano proprio quando le sue condizioni di salute si sono aggravate. Con le intercettazioni delle persone a lui più vicine che hanno lasciano trapelare una situazione clinica particolare. Ma anche i dettagli sulla malattia e sulle cure hanno portato a stringere il cerchio sulla latitanza trentennale di Messina Denaro.

E in tal senso negli ultimi giorni si è fatta largo una nuova ipotesi, quella che si sia fatto curare all’estero, per poi tornare in Sicilia, ad Alcamo, a Mazara, a Castelvetrano e poi a Palermo, dove è stato arrestato il 16 gennaio. Ci sono tracce che portano con certezza in Europa, dove il capomafia ha affrontato patologie – come il problema agli occhi – diverse dal tumore che si è manifestato tra il 2019 e il 2020. A quel punto è stato operato prima all’Abele Ajello di Mazara del Vallo e poi alla clinica La Maddalena, dove è terminata la sua latitanza.

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