Meredith, Sollecito in tv: “Minacciato dagli inquirenti, io e Amanda innocenti”
Torna in televisione per dire la sua verità Raffaele Sollecito. Il giovane condannato a 25 anni di carcere dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze, insieme ad Amanda Knox, condannata a 28 anni, per il delitto di Meredith Kercher a Perugia, è riapparso negli studi di Porta a Porta. E ancora una volta Sollecito ha ribadito la sua innocenza e quella della fidanzata di allora, la studentessa americana condannata insieme a lui. “Io non ho fatto nulla, non c'entro nulla” – ha detto Sollecito parlando dell’omicidio della studentessa inglese. “Io credo in una sua innocenza al cento per cento”, ha detto ancora riferendosi ad Amanda Knox: “Io non credo al fatto che lei abbia ucciso Meredith, mi sarei accorto di qualcosa”.
"Nell'indagine un sacco di errori" – Raffaele Sollecito, ricordando i momenti successivi al delitto di Perugia, ha affermato di aver subito minacce da parte degli inquirenti: “Ho subito pressioni incalzanti dagli inquirenti – così negli studi di Porta a Porta -. Mi hanno fatto determinate minacce, mi hanno detto che non sarei uscito dal carcere, che avevo fatto un grave guaio”. Nelle indagini, ha aggiunto ancora l’ex studente di Perugia, “sono stati fatti un sacco di errori”. E ritornando alla notte dell’omicidio di Meredith, Sollecito ha ricordato che quella sera aveva fumato: “Io non sono un tipo che ama l'alcol, ma in quegli anni una canna in compagnia ogni tanto me la fumavo: quella sera avevo fumato, ma un po', perché avevo un quantitativo molto piccolo nel cassetto”, così in televisione.
Ora Sollecito ha un lavoro a progetto come ingegnere informatico – In attesa della Cassazione, Sollecito ha detto di aver trovato un lavoro a progetto come ingegnere informatico: “Mi sono offerto a diverse aziende – ha raccontato – e non ho ricevuto molte risposte: con il web ho trovato delle persone che avevano piccole aziende con piccoli problemi informatici e ho iniziato a lavorare a progetto”. Raffaele Sollecito e Amanda Knox sono stati condannati dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione emessa in secondo grado dai giudici di Perugia. Il ricorso presentato dalle difese approderà in Cassazione il 25 marzo.