Meredith, da Sollecito “bugie e silenzi”: ecco perché la Cassazione nega il risarcimento
Raffaele Sollecito non otterrà alcun risarcimento per ingiusta detenzione perché fornì, nelle fasi iniziali delle indagini sull’omicidio a Perugia della studentessa inglese Meredith Kercher, delle “affermazioni menzognere e contraddittorie”. Dichiarazioni – quelle del giovane pugliese che per anni è stato al centro di una complessa vicenda giudiziaria – che hanno “trovato smentite puntuali sotto ogni aspetto”. Per questo motivo negli inquirenti si è rafforzata “la prospettiva del suo coinvolgimento” che ha causato la sua carcerazione via cautelare. È quanto fa sapere la corte di Cassazione motivando la sentenza con la quale ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata da Raffaele Sollecito, poi definitivamente assolto dalle accuse riguardo il delitto di Meredith. Per la Cassazione la reticenza, le bugie e il silenzio “possono essere valutate dal giudice della riparazione in termini dolosi o gravemente colposi”, e lo stesso – si legge nelle sentenza n. 42014 – vale “per quanto riguarda l’alibi” rilevatosi “nell’immediatezza falso”.
L'avvocato Bongiorno: "Il sipario non cala qui" – L’istanza era già stata negata anche dalla corte d’Appello di Firenze lo scorso gennaio. Raffaele Sollecito è rimasto in carcere per circa quattro anni, insieme anche alla studentessa americana Amanda Knox, perché accusato di concorso in omicidio della ragazza inglese assassinata a Perugia il primo novembre del 2007. La sua assoluzione definitiva – l’unico condannato per l’omicidio di Meredith è stato il giovane ivoriano Rudy Guede – è arrivata il 27 marzo 2015. E lui non ha intenzione di arrendersi. “Il sipario non cala qui”, ha detto l’avvocato Giulia Bongiorno, che difende Sollecito, e che ha annunciato ricorso alla Corte europea. “È stato totalmente tralasciato – ha aggiunto – l'annientamento delle garanzie difensive in cui sono state rese le dichiarazioni prese in considerazione per negare il risarcimento”.