Mercalli: “Per salvarci dal riscaldamento globale fabbrichiamo pannelli solari al posto delle armi”
"L'umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente". È l'ultimo monito lanciato oggi dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione del lancio del rapporto IPCC sul cambiamento climatico, l'ennesimo dossier che fotografa una situazione disastrosa e in costante peggioramento. L'amento dell'emissioni di gas serra sta già scatenando il caos sul pianeta tra siccità estreme, carestie, ma anche alluvioni disastrose e incendi mai visti. Secondo gli scienziati di 195 Paesi tuttavia non è ancora troppo tardi per invertire la rotta.
È possibile farlo, ma dobbiamo agire ora: questo è il decennio decisivo, poi sarà troppo tardi e più avanza il riscaldamento più le conseguenze per la specie umana saranno catastrofiche e irreversibili. Per questo è imperativo smettere subito di usare i combustibili fossili, avviare e finanziare politiche di adattamento, soprattutto per le aree più vulnerabili, e dimezzare le emissioni di gas climalteranti entro il 2030, mantenendo vivo il target di Parigi di +1,5 gradi. Sembra una missione impossibile, ma secondo il climatologo Luca Mercalli – intervistato da Fanpage.it – potremmo ancora farcela a patto che la lotta al cambiamento climatico diventi da subito la priorità di tutti.
Perché l'ultimo rapporto dell'IPCC è molto importante?
Lo è perché è stato concepito come una sintesi – destinata soprattutto alla classe dirigente mondiale – di cinque altri rapporti pubblicati negli ultimi anni dagli scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici: era già disponibile quindi un poderoso corpus di migliaia e migliaia di pagine di informazioni scientifiche che questa volta sono state riassunte, in 36 paginette, per i decisori politici, nella speranza che finalmente capiscano quello che sta accadendo.
Ci fa una sintesi?
Innanzitutto l'IPCC certifica ancora una volta che inequivocabilmente il riscaldamento globale è colpa dell'uomo e che stiamo cambiando il clima per i prossimi migliaia di anni. Poi ricorda gli eventi estremi ai quali andremo presto incontro a mano a mano che la temperatura del pianeta aumenterà. Quindi dice una cosa chiara: o tagliamo le emissioni in modo profondo, rapido e durevole nel tempo entro i prossimi otto anni, per arrivare a zero emissioni entro il 2040, oppure usciremo dal limite prima degli 1,5 poi dei 2 gradi considerato quello di sicurezza per non avere un clima molto ostile in un futuro molto vicino, già a partire dalla generazione dei nostri figli.
Secondo il segretario generale dell'ONU Guterres "i leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere le emissioni zero entro il 2040". Ce la faremo?
Assistiamo a due universi paralleli. Da un lato la scienza che, come un medico, effettua una diagnosi al pianeta e dice che il malato è molto grave; dall'alto c'è il malato, che se ne frega e nega persino di essere malato, oppure attende che qualcuno in futuro inventi una medicina efficace. Questa asimmetria ci dice alcune cose importanti.
Quali?
La prima è che le emissioni di gas climalteranti sono continuate a salire nonostante gli allarmi degli scienziati. Tranne la discesa del 2020, primo anno Covid, nel 2021 e 2022 sono risalite ai livelli massimi della storia del mondo. Insomma, l'intossicazione del paziente è ai massimi livelli. La seconda cosa è che anziché pensare al clima stiamo facendo una guerra, e anche questo conflitto contribuisce ad aumentare le emissioni.
In che modo?
Carri armati, aerei da combattimento, navi, missili, proiettili… tutta questa roba è energia, e per di più è letteralmente energia buttata. Ogni volta che esplode un missile aumentano le emissioni in atmosfera. Ma c'è di peggio: lasceremo uno strascico a lungo termine a causa delle centinaia di miliardi di euro che spenderemo in armamenti, un mercato che non conosce crisi ma che, al contrario, si rafforza. Insomma, siamo alla follia: dovremmo sostituire la produzione di armi e proiettili con quella di pannelli solari. Solo così avremo un barlume di speranza. Invece facciamo il contrario.
Chi rema contro?
Governi e lobby – ad esempio quelle di armi e combustibili fossili – hanno enormi responsabilità. Ma è grave anche la mancanza di consapevolezza della popolazione. Quello che sta accedendo non è un tema all'ordine del giorno dei cittadini, che pensano sia un problema a bassa priorità quando invece è il principale allarme per genere umano. L'ha detto anche il World Economic Forum di Davos: i primi tre rischi per il nostro futuro sono tutti climatici, il quarto è la perdita di biodiversità. Eppure non se ne discute: sulle prime pagine dei giornali si parla di crisi bancaria, lotta ai migranti, scaramucce tra politici. Servirebbe una tensione sociale e generale come quella dei primi giorni della pandemia. Invece manca totalmente la consapevolezza della questione: una piccola parte della popolazione è informata, una piccola parte addirittura negazionista, e la stragrande maggioranza della società ondeggia tra preoccupazione e menefreghismo. D'altro canto i tg raccontano la siccità, certo, ma non dicono mai che dipende anche dal nostro stile di vita, per esempio possedere un potente suv o fare una vacanza in aereo.
Qualche giorno fa Ultima Generazione ha protestato a Firenze imbrattando con vernice lavabile un muro di Palazzo Vecchio. Cosa pensa di questa spinta dal basso di alcuni giovani?
Il loro è un disperato grido d'allarme che comprendo e condivido, essendo un ricercatore che ha dedicato 35 anni anni di vita allo studio del clima. Poi io non andrei a imbrattare monumenti, semplicemente perché non mi sembra che funzioni. La gente guarda alla vernice, non al clima. Se fossi un attivista di Ultima Generazione cambierei strategia.
E cosa pensa delle condanne praticamente unanimi della classe politica italiana?
Che ancora una volta hanno dimostrato di non avere coscienza che quello del cambiamento climatico è il primo problema da affrontare. Pensiamo a questo governo: il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ogni mattina fa uscire un comunicato in cui parla dell'importanza del climate change. Però la legge contro il consumo di suolo non la vuole fare e ci opponiamo anche alle auto elettriche, decretando anche il nostro futuro suicidio commerciale per salvare qualche fabbrica. Gli esponenti del nostro governo pensano che giapponesi e sudcoreani resteranno a guardare? No, tra 10 anni l'Europa sarà inondata di auto elettriche asiatiche. Ma penso anche al capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia Lucio Malan, che è un vero negazionista e pubblica tweet dicendo "Oggi fa freddo, il riscaldamento globale non esiste".
Insomma, lei lascia poco margine alla speranza che riusciremo a invertire la rotta.
Il rapporto IPCC dice che a breve il mondo entrerà in uno scenario climatico del tutto inedito, qualcosa che la specie umana non ha mai visto prima. Attualmente siamo proiettati verso un aumento della temperatura di circa 3 gradi e per restare sotto i 2 gradi dovremmo dimezzare le emissioni mondiali entro il 2030. Abbiamo meno di 8 anni, sembra impossibile farcela. Eppure non tutto è ancora perduto: servirebbe una visione concorde di tutti gli 8 miliardi di abitanti del pianeta, uno sforzo unanime di tutti i Paesi del mondo. Allora potremmo anche riuscire in questa impresa: ma solo se da subito la lotta al cambiamento climatico diventerà la prima priorità tutti noi.