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Melito, 13enne violentata dal branco. Indagato anche un poliziotto: “Abusò di lei”

Si tratta di Antonino Schimizzi, fratello di uno degli arrestati, Davide, (il ‘fidanzato’ della giovane che “se l’è andata a cercare”). C’è anche un infermiere. Entrambi sono accusati di aver avuto rapporti sessuali con la ragazzina, approfittando dello stato di inferiorità fisica e psichica. Ma sull’agente grava anche il tentativo di coprire le violenze del fratello sulla minore.
A cura di Biagio Chiariello
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Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria sulla drammatica vicenda della minorenne di Melito Porto Salvo violentata per tre anni dal ‘branco’ sin da quando aveva 13 anni.  Si tratta di un poliziotto in servizio a Monza, Antonino Schimizzi, fratello di uno degli arrestati, Davide, e di un infermiere, Giacomo Iachino. In particolare, l’agente è il fratello di Davide, il “fidanzatino” della ragazzina che per anni l’avrebbe costretta ad assecondare i deprecabili desideri di amici e conoscenti. A Schimizzi e Iachino, così come agli altri nove indagati (otto agli arresti ed uno sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) è stato notificato dai carabinieri un avviso di incidente probatorio che vale anche come avviso di garanzia. Poliziotto ed infermiere devono rispondere di violenza sessuale. In particolare, Schimizzi avrebbe avuto un rapporto sessuale con la ragazza che lei stessa ha definito “consenziente”. Ma in quanto minorenne, si configura in ogni caso il reato. “C’è stato però non faceva parte di questo ricatto. – ha fatto mettere a verbale la ragazza – Però ci siamo sentiti, così messaggiato e poi ci siamo visti… È stata una cosa… voluta da me e in parte anche da lui nel senso da me in base al fatto che… dopo questi ricatti, queste cose che erano successe io non avevo più stima in me stessa. Diciamo sempre sono una merda, sono cose così”.

Il punto di vista del gip Barbara Bennato, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del fratello del poliziotto e degli altri componenti del branco, è utile a comprendere la gravità del caso della giovanissima di Melito Porto Salvo, e nello specifico la posizione del poliziotto ora indagato: “La giovane parla di consenso, ma la sua volontà già acerba ed incompleta per età e condizione evolutiva, era fortemente viziata e mutilata da una condizione di disistima e di disprezzo per la propria persona e di totale svilimento del proprio corpo che, invece di prepararsi gioiosamente e correttamente a vivere in pieno la propria femminilità era stato ridotto (non da lei, ma da un manipolo di balordi) ad oggetto da usare al soddisfacimento dei propri brutali e patologici istinti sessuali. Se tuttavia non vi sono elementi per collocare il rapporto sessuale quando la ragazza era infraquattordicenne, né per ritenere che la stessa fosse stata comunque costretta a consumarlo, non vi è dubbio che Antonino Schimizzi, vi è più a cagione della professione di poliziotto, fosse pienamente a conoscenza degli abusi subiti dalla minore”.

A detta del giudice, ci sono almeno due telefonate che dimostrano che Schimizzi era a conoscenza degli abusi. Risalgono al periodo in cui i carabinieri avviano le indagini per identificare i presunti membri della banda di stupratori della ragazzina, che nell'estate del 2015 decide infine di denunciare quanto successo. Davide Schimizzi, fratello di Antonio, ha paura e chiama il fratello maggiore per capire come comportarsi. Antonino, che per professione sarebbe chiamato a combattere certi abusi, lo rassicura. “Compare, può fare quello che vuole, che non c'è nessun problema. Ma gli ha potuto dire quello che vuole, che il fatto lo poteva fare solo entro un termine.. non lo può.. non mi ricordo se erano sei mesi.. tre mesi o sei mesi. E ora sono passati”, dice. Passa qualche settimana e il fratellino è sempre più preoccupato. E’ consapevole che presto sarà contattato dagli inquirenti, come hanno fatto con altri. Allora Antonio Schimizzi gli dice come deve comportarsi: “Allora tu in ogni qualsiasi caso ti chiamano tu vai e dici io non mi ricordo niente! Perché no! Gli devi dire che quando mi chiamate in giudizio poi ne parliamo, adesso a titolo informativo non vi dico niente! e scrivete quello che volete! Non ho nulla da dichiarare! Esattamente così! Così gli devi dire! Davide non fare lo stupido ("stortu") così gli devi dire, perché altrimenti ti fanno fare, ehm ti danno un'altra cosa, tu non gli dire niente, perché se gli dici qualcosa fanno un'altra cosa loro, capito? E poi rompono i coglioni!”.

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