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Melfi: la Fiat vince l’appello, giusto il licenziamento dei tre operai

I tre operai, dopo essere stati licenziati lo scorso anno con l’accusa di sabotaggio durante uno sciopero, erano stati reintegrati dopo la sentenza del giudice del lavoro, che aveva definito il comportamento della Fiat antisindacale. Oggi ribaltata la sentenza, il giudice Amerigo Palma ha accolto il ricorso della Fiat. I tre lavoratori si dicono amareggiati e arrabbiati.
A cura di Antonio Palma
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Gli Operai licenziati

Non c’è l’happy end dei film per la storia dei tre operai del reparto montaggio dello stabilimento di Melfi della Fiat, dove si produce la Punto Evo, che un anno fa furono licenziati dall’azienda perché accusati di aver sabotato la produzione durante uno sciopero interno. La brutta notizia per Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli è arrivata oggi pomeriggio, quando il giudice del lavoro, Amerigo Palma, ha accolto il ricorso presentato dalla Fiat contro il loro reintegro.

I tre, due dei quali delegati della Fiom, nel luglio del 2010 avevano bloccato un carrello robotizzato che stavano utilizzando altri operai che erano al lavoro, nonostante lo sciopero, per questo motivo furono licenziati. Alla notizia subito seguirono scioperi, proteste e una manifestazione della Fiom a difesa dei tre. Gli operai fecero ricorso contro il licenziamento, e il giudice del lavoro gli diede ragione, accusando la Fiat di condotta antisindacale e stabilendone il reintegro. I tre dopo poco, quindi, erano tornati al lavoro per la loro soddisfazione e quella di tutti i sindacati, che avevano plaudito alla sentenza.

In realtà la vicenda non si era conclusa, la Fiat, non solo presentò ricorso contro il reintegro dei tre, respingendo l’accusa di comportamento sindacale, ma li costrinse a svolgere solo attività sindacali, vietandogli di prendere parte alle attività produttive.  La situazione generò nuova tensione tra azienda e mondo sindacale al punto che ci fu anche un appello del presidente Napolitano che auspicò un chiarimento veloce delle cose, che però non valse a nulla. La situazione è continuata così fino ad oggi quando il giudice del lavoro ha dato ragione alla Fiat, affermando che quel licenziamento non fu antisindacale e di conseguenza costringe i tre operai a lasciare il posto di lavoro.

Fin da questa mattina molti erano stati gli operai e i dirigenti della Fiom che, per sostenere i tre operai, erano in attesa della sentenza davanti al tribunale, molti dei quali hanno pianto dopo aver appreso la notizia. I tre lavoratori sono stati colti da una vera doccia fredda “prima di oggi credevamo che per noi sarebbe andata in maniera positiva”, i tre si dicono più che arrabbiati amareggiati, ma continuano a pensare di avere ragione “il nostro è stato un licenziamento illegittimo" i tre annunciano che, anche se accettano la sentenza del giudice, non si arrenderanno.

La Fiom, anche se attende la motivazione, ha già annunciato ricorso in appello, Landini, dicendosi indignato ha dichiarato "non li lasceremo soli”. Il segretario della Fiom si è detto stupito per la decisone del giudice che definisce “pilatesca perché nel dichiarare che non c'è un comportamento antisindacale da parte della Fiat, ha dichiarato nello stesso tempo che non c'è un comportamento illegittimo dei lavoratori”. Mentre il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, parla di "pericoloso precedente rispetto a quelli che sono i diritti dei lavoratori".

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