Molti dei capannoni delle piccole e medie aziende che in passato hanno fatto la fortuna del Veneto sono stati chiusi a causa della crisi economica. E alcuni di loro sono diventati autentiche “bombe ecologiche”. E’ il caso dello stabilimento della CDM, una ditta che operava nel settore del mobile a Meduna di Livenza, piccolo comune del trevigiano. Nel 2010 la fabbrica ha chiuso i battenti e quello che una volta era un luogo di lavoro, adesso è solo un pericoloso scheletro industriale. A preoccupare gli abitanti sono i 3.000 metri quadrati di eternit che coprono il fabbricato e, soprattutto, le fibre di amianto che da lì si sprigionano nell'aria. La loro inquietudine è fondata: a una cinquantina di metri dalla CDM c’è una scuola media con circa 125 alunni e una elementare con altri 160 bambini. La palestra comunale è a una trentina di metri, mentre a 300 metri c’è la scuola materna. Come se non bastasse, l’ex fabbrica è circondata da decine di abitazioni residenziali. “E’ difficile definire il mio stato d’animo. Passo dalla rabbia, alla paura, all'angoscia, all'impotenza, alla voglia di fare qualcosa”, racconta a Fanpage.it Vera Truccolo, mamma di due bambini di 11 e 9 anni che frequentano proprio i due istituti vicini al capannone dismesso.
La bonifica parziale del 2016
L’allarme amianto comincia due anni fa. Il 12 luglio del 2016 una tromba d’aria scoperchia parte dello stabilimento facendo volare pezzi di eternit un po’ ovunque. Susanna Lazzarato, maestra della scuola elementare, vive a 50 metri dalla CDM. “Dopo la tromba d’aria ho visto il mio vicino raccogliere due sacchi di eternit dall'orto di casa. A mani nude, senza nessuna protezione. E non oso chiedermi cosa ne abbia fatto”. “Sono angosciata e arrabbiata”, ammette l’insegnante. “Il giorno dopo – continua Vera – si vedevano lastre frantumate, il tetto divelto e pezzi di eternit, ferro e altro nella strada, nel parcheggio di fronte allo stabilimento e nel cortile della scuola”.
Per risolvere l’emergenza viene chiamata un’azienda specializzata nello smaltimento dell’amianto. La rimozione del pericoloso materiale sarà solo parziale (circa il 15%); il resto delle lastre di eternit rimane sul posto. “Il giorno in cui è avvenuto l’intervento – sottolinea Vera – ho visto gli operatori vestirsi con tute, copricapi, copri scarpe e mascherine ed entrare nello stabilimento. Noi non eravamo stati avvisati e non conoscevamo le misure di sicurezza che andavano prese nel momento della rimozione dell’amianto. Con quanta superficialità abbiamo affrontato quel periodo e questi 2 anni!”. E in tutto questo tempo la situazione è peggiorata: la copertura dell’ex fabbrica, infatti, versa in un preoccupante stato di degrado come è stato dimostrato da un video realizzato con un drone pochi mesi fa.
Messa in sicurezza o bonifica totale?
Andrea Cester è commissario liquidatore della CDM. Fanpage.it lo ha contattato per avere conferme sui piani di bonifica. “Ho inviato al comune – precisa Cester – il preventivo di intervento che va a salvaguardare la situazione, però in questo momento non sono in grado di dire se ci sarà la rimozione totale delle coperture. Per ora stiamo parlando della messa in sicurezza delle parti danneggiate”. Una versione diversa rispetto a quella fornita da Ilario Moschetta, vicesindaco di Meduna di Livenza. Pochi giorni fa, di fronte ad un auditorium gremito di cittadini preoccupati, Moschetta ha dichiarato: “Il commissario liquidatore ci ha proposto una messa in sicurezza però abbiamo rifiutato. A giorni deve arrivarci il progetto di bonifica totale”.
In base ad un decreto ministeriale del 1994, la bonifica dell’amianto è obbligatoria. In caso di inadempienza della proprietà, deve essere l’amministrazione pubblica a farsi carico dell’intervento. Come ricorda l’avvocato padovano Giorgio Destro, specializzato in cause di risarcimento alle vittime da amianto, la mancata bonifica potrebbe far scattare il reato di inquinamento ambientale per la proprietà e addirittura quella di omissione di atti d’ufficio per il sindaco. L’immobile su cui sorge l’ex fabbrica è andato quattro volte all'asta; il suo valore ultimo è stato fissato in 220mila euro. Il costo dello smaltimento si aggirerebbe invece sugli 80-100mila euro, inferiore quindi ad un ipotetico prezzo di vendita dell’area.
L’amianto, un killer silenzioso
La pericolosità dell’amianto è dovuta sia alla capacità di rilasciare fibre potenzialmente inalabili sia alla sua composizione e struttura chimica, ecco perché se ne è decisa la completa dismissione (legge 257/1992). Dal 1994 non sono più prodotti e commercializzati materiali con amianto. Le malattie legate all'amianto si sviluppano dopo anni, in alcuni casi anche decenni, da quando le fibre sono state inalate. Le microscopiche particelle di amianto quando riescono a raggiungere i polmoni si depositano nei bronchi. E la loro particolare composizione ne rende impossibile l’eliminazione. “L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro: placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie”, ha spiegato Ezio Bonanni, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. L'Osservatorio lo scorso 19 giugno ha pubblicato il ‘Libro bianco delle morti di amianto in Italia’, dove si evidenzia come le malattie collegate alle fibre disperse nell'aria dell’amianto abbiano provocato seimila vittime solo nel 2017 oltre a decine di migliaia di nuovi malati.
Il rischio sanitario e i tempi della politica
Il sindaco di Meduna di Livenza, Marica Fantuz, a fine settembre si era difesa sulla stampa locale dall'accusa di non aver fatto nulla per risolvere il problema dell’amianto. Il primo cittadino, neodeputata con la Lega di Salvini, aveva promesso di “attivarsi nuovamente affinché vengano fatte tutte le verifiche”. “Sono passati più di due mesi da allora – ribatte l’opposizione – però ancora non sappiamo se esiste un piano di bonifica”. “La vicenda della CDM è sconcertante”, rincara la dose Eleonora Alessi, consigliere comunale della minoranza. “Abbiamo presentato diverse interrogazioni per sapere dal sindaco quali azioni intendesse prendere per rimuovere i tetti in eternit gravemente degradati. E’ evidente che, nonostante tutti gli allarmi, l’amministrazione ha sottovalutato il rischio per la salute dei suoi concittadini”, chiosa Alessi.
Sulla questione è intervenuto anche il vicepresidente della commissione Ambiente in regione, Andrea Zanoni, che ha sollecitato una risposta da parte del governatore veneto Zaia. “Con l’amianto non si scherza”, afferma Zanoni. "Inoltre – sottolinea il consigliere del Partito democratico – le attuali normative sulla tutela della salute impongono per i casi di grave degrado dei tetti in amianto come quello della CDM l’immediata bonifica”. “Spero che entro la fine dell’anno si metta la parola fine a questo capitolo – conclude Vera – e spero di poter mandare via questo senso di ansia che non mi abbandona”.