Cardiologo arrestato per corruzione: si faceva pagare dai pazienti 50-100 euro per scavalcare le liste d’attesa

Un ospedale pubblico al servizio degli interessi di un privato, con pazienti disposti a pagare dai 50 ai 100 euro pur di saltare le lunghe liste d’attesa. È quanto avrebbe orchestrato un dirigente medico cardiologo dell’ospedale di Molfetta, arrestato dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione (Nas) per corruzione, concussione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le indagini, coordinate dalla Procura di Trani, hanno portato alla luce un meccanismo illegale che avrebbe consentito al professionista di lucrare sulle attese dei pazienti, utilizzando le strutture e le apparecchiature ospedaliere per fini personali.
Stando a quanto emerso dalle indagini, tra luglio e settembre 2024 il medico avrebbe creato una sorta di "sistema parallelo" rispetto al regolare percorso di prenotazione. Pazienti esenti dal pagamento del ticket sanitario avrebbero versato tra i 50 e i 100 euro a prestazione, soldi che il cardiologo avrebbe intascato direttamente. In cambio, garantiva visite ed esami tempestivi, bypassando i tempi di attesa che, in alcuni casi, potevano raggiungere diversi mesi.
Come se non bastasse il professionista, che ha circa 50 anni ed è originario del Barese, avrebbe anche riservato una "corsia preferenziale" per parenti e amici, permettendo loro di accedere alle prestazioni mediche durante l’orario di servizio, utilizzando le strumentazioni dell’ospedale senza seguire le procedure ufficiali.
Le indagini, avviate su iniziativa della polizia giudiziaria, hanno coinvolto una quarantina di pazienti, di cui nove avrebbero pagato per usufruire del servizio "veloce", per un totale di circa 700 euro incassati illegalmente. Gli altri, invece, sarebbero stati amici e familiari del medico, che hanno beneficiato delle prestazioni senza passare dalle liste d’attesa.
A complicare la posizione del cardiologo, anche il tentativo di "inquinare il quadro probatorio" una volta resosi conto di essere sotto indagine. Secondo gli investigatori, avrebbe suggerito ad alcuni pazienti le risposte da dare ai Carabinieri durante gli interrogatori, nel tentativo di depistare le indagini. Le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno giocato un ruolo cruciale nella ricostruzione dei fatti, portando alla luce un meccanismo ben organizzato che sfruttava le risorse pubbliche per interessi privati.
Il medico è stato posto in carcere, mentre le indagini continuano per accertare eventuali complicità e l’entità complessiva del danno erariale.