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Maxi processo ‘ndrangheta, chiesti oltre 4mila anni di carcere per 322 imputati

Ieri mercoledì 7 giugno il procuratore Nicola Gratteri nell’aula bunker di Lamezia Terme ha tenuto la requisitoria del processo Rinascita-Scott che vede imputati i boss di Vibo Valentia: l’accusa ha chiesto una condanna di oltre 4.700 anni per 322 imputati tra mafiosi e colletti bianchi.
A cura di Giorgia Venturini
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Si va verso la conclusione per il processo "Rinascita-Scott". Il maxi processo contro la ‘ndrangheta di Vibo Valentia, in Calabria, potrà terminare con una sentenza con oltre 4.700 anni di carcere e per 322 condannati: questi gli anni chiesti dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nella giornata di ieri mercoledì 7 giugno nell'aula bunker di Lamezia Terme. Mai prima si erano visti così tanti imputati in Calabria in un processo contro la ‘ndrangheta: per due anni e mezzo a Lamezia Terme la fase dibattimentale è stato un susseguirsi di udienze a pochi giorni di distanza.

Questa volta è toccata alla Calabria vivere le giornate come quelle del maxi processo a Palermo degli anni '80, quando dietro le sbarre dell'aula bunker all'Ucciardone c'era tutta Cosa Nostra, in manette grazie al lavoro dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

A processo la ‘ndragheta di Vibo Valentia

Sul banco degli imputati questa volta sono finiti tutti gli ‘ndranghetisti di Vibo Valentia. E tutti i loro "colletti bianchi": a rispondere alle domande davanti al giudice sono stati anche imprenditori, professionisti, politici e rappresentanti delle forze dell'ordine. Per l'accusa tutti hanno ricoperto un ruolo importante negli affari della criminalità organizzata: uno scambio di favori tra i membri dello Stato e ‘ndranghetisti che negli anni la Procura di Catanzaro è riuscita a dare date, luoghi e nomi. Ieri il procuratore Nicola Gratteri e i suoi sostituti hanno chiesto una condanna per 322 per imputati, 13 assoluzioni e tre fra prescrizioni e nullità del decreto che dispone il giudizio.

Durante la requisitoria Nicola Gratteri ha precisato: "In molti scommettevano sull’impossibilità di celebrare questo processo per tanti motivi ed anzi hanno fatto il tifo affinché questo processo non si celebrasse. Invece si è celebrato con serenità e se c’è stata qualche tensione ciò rientra nella normalità di ogni processo. Il presidente del Collegio ha dato a tutti la possibilità di parlare e portare all’attenzione di questo Tribunale tutto ciò che c’era a carico ed a discarico per ogni imputato".

Ora tocca ai 600 avvocati difensori fare le loro arringhe conclusive. Stando ai tempi, la sentenza potrebbe essere attesa per settembre.

Chi sono gli imputati al processo Rinascita-Scott

L'inchiesta e il processo Rinascita-Scott ha azzerato la cosca Mancuso di Limbadi e altri clan di famiglie mafiose del Vibonese. L'accusa ha chiesto trent'anni di carcere per Pasquale Bonavota, l'ex super latitante arrestato a Genova poche settimane fa dopo che anni provava a fuggire tra l'Italia e l'estero. Altrettanta pena è stata chiesta per i boss Saverio Razionale, Domenico, Nicola Bonavota, Domenico Cugliari, Antonio Larosa, Paolino Lo Bianco, Antonio Macrì, Salvatore Morelli, Valerio Navarra, Agostino Papaianni, Rosario Pugliese e Antonio Vacatello. Poi per altri boss sono state chieste pene inferiori.

Tra i super boss di Vibo Valentia dietro alle sbarre dell'aula bunker di Lamezia Terme non c'è però il capo dei capi di Limbadi Luigi Mancuso: lui, sebbene protagonista dell'inchiesta Rinascita-Scott, è in un processo a parte. Lo scorso gennaio la Cassazione aveva accolto il ricorso degli avvocati difensori Paride Scinica e Francesco Calabrese, annullando la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro: i giudici di secondo grado avevano dichiarato efficaci tutti gli atti processuali assunti sino a quel momento a carico dell’imputato. Ora invece il boss verrà giudicato nel procedimento "Petrolmafie-Dedalo" che ha fatto luce sul traffico illecito di carburante coordinato dei Mancuso.

Gli imputati ex rappresentati dello Stato legati alla ‘ndrangheta

Tra i colletti bianchi imputati al processo spicca l'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli: il pubblico ministero ha chiesto per lui una condanna di 17 anni di carcere con l'accusa di concorso esterno con la ‘ndrangheta.

Pittelli era stato eletto deputato nel 2001 e già membro della Commissione Giustizia della Camera, sempre ritenuto uno dei fedelissimi di Forza Italia. Poi i rapporti con il partito si inclinarono e non venne più eletto. La Procura negli anni ha raccolto le prove del coinvolgimento dell'ex parlamentare con il boss Luigi Mancuso. Rischia ora una pena a 17 anni di carcere.

Rischia invece una pena di 20 anni reclusione Pietro Giamborino: l'accusa ha ritenuto l’ex consigliere regionale un uomo fondamentale della cosca di Piscopio, frazione di Vibo Valentia.

Tra i colletti bianchi collusi spicca anche il nome dell'ex membro dei servizi segreti Michele Marinaro, già ex agente della Direzione Investigativa Antimafia. Il procuratore Gratteri ha chiesto per lui una pena di 17 anni di reclusione. Otto anni invece sono stati chiesti per l’ex capitano dei carabinieri Giorgio Naselli.

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