Mauro Glorioso, colpito da una bici a Torino, il fratello: “Potrebbero scarcerare chi l’ha quasi ucciso”
Michele Glorioso, il fratello di Mauro, il 23enne palermitano studente di Medicina a Torino e che il 21 gennaio ai Murazzi è stato colpito alla testa da una bici elettrica lanciata dall’alto da un gruppo di ragazzi, alcuni maggiorenni altri adolescenti, ha affidato ai social uno sfogo per chiedere che i giovani presunti responsabili dell'episodio, e per questo accusati di tentato omicidio, non escano dal carcere.
I fatti sono avvenuti in una sera d'inverno come tante; Mauro, studente di medicina, attendeva insieme ad altri ragazzi di entrare al The Beach. Ad un certo punto il 23enne è stato colpito alla testa da una bici elettrica lanciata dalla balaustra che si affaccia sui Murazzi del Po da parte di alcuni giovani sia minorenni che maggiorenni. Le lesioni furono gravissime e ancora oggi Mauro lotta per riuscire a muovere braccia e gambe. Per questo, secondo suo Fratello Michele, sarebbe ingiusto che i responsabili di quella che volva essere un'ingenua bravata escano dal carcere.
"Il 7 settembre si terrà l’udienza preliminare nei confronti di tre minorenni accusati del tentato omicidio di mio fratello. Ho compreso che c'è la possibilità che venga concessa la messa alla prova. Questo significa che usciranno dal carcere senza nemmeno aver chiesto scusa. E mi chiedo: davvero può essere permesso ciò a tre ragazzi che hanno quasi ucciso mio fratello di continuare a vivere come se niente fosse?", ha detto in un video pubblicato su Instagram.
"Mauro ancora oggi si trova in ospedale e vedo con i miei occhi quante difficoltà incontra e quante sfide sta affrontando ogni giorno. Io ho dedicato ogni giorno della mia estate a stare con lui e voglio dirvi una frase che mi ha detto Mauro: Michi, goditi la tua estate e vai a festeggiare la tua laurea. Non dovresti vivere anche tu una cosa del genere. Questo è mio fratello, come potevo stargli lontano? La mia speranza è che il 7 settembre io possa dirgli: Maurino, hai avuto la giustizia che ti meriti".