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Maturità, nella legge di Stabilità scompare la norma dei prof solo interni

Marcia indietro del governo sulle modifiche alle commissioni per l’esame di maturità. Nella versione del ddl stabilità è saltata la norma che imponeva dal 2015 sei commissari tutti interni alla prova, tranne il presidente esterno.
A cura di Susanna Picone
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Il Governo sembra aver fatto un passo indietro rispetto a quanto inizialmente annunciato a proposito delle modifiche per il prossimo esame di maturità. Nella versione della legge di stabilità inviata al Quirinale è infatti saltata la norma che imponeva, dal prossimo giugno 2015, sei commissari tutti interni alla prova, tranne il presidente che restava esterno. Si trattava di una misura che avrebbe fatto risparmiare circa 147 milioni di euro. Ai commissari d’esame, contrariamente a quanto avvenuto finora, non sarebbe spettato alcun compenso. A giugno 2015, nelle intenzioni del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, avrebbero dovuto essere gli insegnanti della classe a valutare per ben due volte – per l’ammissione agli esami e poi alla maturità – gli studenti giunti all’ultimo anno delle superiori sotto il controllo del presidente che restava esterno. Ma a quanto pare, anche per i prossimi esami di maturità, la commissione dovrebbe restare la stessa degli ultimi anni e cioè con tre membri interni e tre esterni, oltre al presidente esterno. Non è comunque detta l’ultima parola: a quanto si apprende, infatti, la modifica alle commissioni di maturità potrebbe essere ospitata in un altro provvedimento sulla scuola e scattare dunque successivamente.

La reazione di docenti e presidi ai cambiamenti dell’esame di maturità

Le novità all’esame di maturità che avrebbe voluto il ministro dell’Istruzione Giannini erano state accolte tra critiche e polemiche da parte di insegnanti e presidi e in parte dall’entusiasmo degli studenti, da sempre spaventati dal giudizio di docenti sconosciuti. I prof avevano dato vita anche a una petizione online per bloccare la riforma: migliaia quelli in pochi giorni hanno firmato per chiedere al ministero di tornare sui suoi passi. La Disal (Associazione professionale Dirigenti Scuole Statali e Paritarie) era arrivata addirittura a chiedere l’abolizione in toto dell’esame di Stato, “un rito bizantino ormai antiquato a cui non crede più né il mondo delle università, né il mondo del lavoro”.

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