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Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro: perché la nomina della nipote avvocato “è un problema molto serio”

L’ex pm Massimo Russo, già sostituto procuratore quando Borsellino era a capo della Procura di Marsala, a Fanpage.it dopo la cattura di Matteo Messina Denaro parla di una falla nell’ordinamento giuridico.
A cura di Roberto Marrone
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Sono tante le persone che il 16 gennaio scorso hanno gioito per la cattura di Matteo Messina Denaro essendo stata considerata una vittoria ma allo stesso modo, con un giusto realismo, stanno affrontando la questione ponendo anche alcune importanti riflessioni all’attenzione non solo dei cittadini ma anche degli addetti ai lavori.

Tra questi vi è l’ex pm Massimo Russo, già sostituto procuratore quando Borsellino era a capo della Procura di Marsala. “In merito alla cattura si chiude un ciclo storico della lotta alla mafia stragista. Lo Stato lo ha trovato dove era razionale che fosse, un capo sta nel proprio territorio e Campobello era certamente il territorio della famiglia mafiosa di Castelvetrano che lui insieme a suo padre ha governato da decenni”, queste le prime parole di Russo ai microfoni di Fanpage.it.

Il pm Massimo Russo
Il pm Massimo Russo

“Una grande vittoria dello Stato contro Cosa nostra ma il mio augurio è che possa essere una vittoria anche contro quelle parti deviate dello Stato che hanno avuto relazioni con la mafia", ha aggiunto subito dopo Russo.

In questi giorni il magistrato Russo ha posto al centro dell’attenzione un problema a cui molti hanno pensato: può una parente come Lorenza Guttadauro, nipote del boss, tra l'altro con il marito e parte della famiglia condannati per mafia, difenderlo in tribunale e ovviare così alle restrizioni del 41bis?

Si tratta di una vicenda assolutamente peculiare che probabilmente non è stata neanche prevista dal legislatore il quale ha predisposto la disciplina del "carcere duro" che è finalizzato ad impedire che detenuti per reati gravi possano mantenere collegamenti con l'esterno proprio come accaduto in episodi passati quando i mafiosi dal carcere continuavano a dettare ordini.

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“Così l'ordinamento giuridico evita il collegamento con l'esterno consentendo i colloqui solo ai familiari fino al quarto grado attraverso un vetro divisorio e registrando tutto ciò che avviene. Se si presenta un normale nipote subisce tutte queste restrizioni – afferma Russo – ma se si presenta con la toga ovvero esercitando la sacrosanta funzione difensiva le restrizioni non ci sono eludendo le precauzioni atte ad evitare il collegamento con l'esterno. È un problema molto serio nell'ordinamento italiano perché bisogna trovare un equilibrio tra l'esigenza di tutelare la collettività e dall'altro consentire l'esercizio della funzione difensiva”.

In questi giorni il 41bis è sui tavoli di tutte le più importanti istituzioni e al centro dell’opinione pubblica visto che si pensa possa essere stato, in passato ma anche adesso nel presente, argomento della trattativa Stato-mafia. Anche su questo Massimo Russo è molto deciso: “Io non sono mai stato un magistrato ‘trattativista', mi limito a registrare i fatti e quest'ultimi dimostrano che il 41bis è sempre stato a cuore dei mafiosi sin dall'arresto di Riina. Mentre io facevo il processo contro le cosche del trapanese, Leoluca Bagarella lanciò quel famoso appello contestando ai politici che avevano trattato i detenuti come merce di scambio. La mia preoccupazione è che Cospito costituisca il ‘cavallo di Troia' per mettere mano nuovamente al 41bis questa volta a favore dei mafiosi. È fondamentale affinché non si presentino più episodi che tutti vorremmo dimenticare”.

Messina Denaro portato via dopo l'arresto
Messina Denaro portato via dopo l'arresto

Per Russo Messina Denaro “non ha ancora provveduto a nominare un successore, magari lo nominerà dal carcere. Secondo me ci sono dei papabili”. Questi ultimi però non sono stati dichiarati ai microfoni di Fanpage.it. “Per me ed altri colleghi Messina Denaro non è mai stato il successore di Riina ma sicuramente è stato il capo indiscusso di Trapani. Una cosa tengo a dire, il problema serio da affrontare è che ancora, la latitanza ce lo dimostra, c'è una parte sociale e culturale che favorisce la mafia e non le istituzioni. Su quella bisogna lavorare perché i boss lo Stato alla fine li ha sempre catturati”.

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