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Matteo Messina Denaro, la replica dell’onorevole Losciuto al servizio di Fanpage.it

Riceviamo e pubblichiamo la rettifica dell’onorevole Losciuto.
A cura di Redazione
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA RETTIFICA DELL'ONOREVOLE LOSCIUTO:

Castelvetrano 18/07/2017
"Vi confesso tutto il mio sdegno ed il mio sbigottimento a causa della visione di un servizio giornalistico avente per oggetto la nostra Castelvetrano che è stato messo on-line nella giornata di domenica per poi essere condiviso e diffuso da molti concittadini nei giorni successivi. Eppure a firmarlo era uno dei più preparati giornalisti italiani, quel Sandro Ruotolo autore di centinaia di reportage all'interno delle trasmissioni di Michele Santoro. Forse perché imbeccato da qualcuno o forse perché il clima che aleggia nella nostra città è particolare, lo stesso, che nelle premesse lasciava intendere che avrebbe svelato la rete di protezione a sostegno del latitante Messina Denaro, è caduto nella rete dei cliché e dei si dice senza aver suffragato con prove concrete le sue accuse.

Non potevano mancare, nella nostra città, le interviste realizzate fuori dalla sala scommesse, per raccogliere il solito cliché del mafioso che è persona per bene e far apparire alla nazione come se il sentire comune di una cittadina fosse quello manifestato da qualche idiota, invece di sentire gli uomini di cultura, gli studenti, le tante facce migliori della comunità che avrebbero sicuramente offerto altre risposte.

Le solite accuse vaghe e la pubblicazione di una foto che mi vede invitato al matrimonio di una parente del latitante. Mi pare corretto raccontare i fatti per come si sono svolti, correva l'anno 1981 ed io, come tutti i diciassettenni di ogni epoca, andavo a scuola e frequentavo tanti ragazzi con i quali si usciva e ci si divertiva, condividendo gli stessi luoghi di raduno.

Tra le frequentazioni dell'epoca c'era anche Giovanni Filardo, che ebbe il piacere di invitare me e tanti altri amici della compagnia al matrimonio della sorella. Fra quelle conoscenze rientrava anche Matteo Messina Denaro cui non ho mai negato una conoscenza. All’epoca dei fatti, la famiglia Messina Denaro non aveva, per quelle che erano le mie conoscenze di ragazzino, problemi con la giustizia e, non avendo io il dono della chiaroveggenza, non potevo prevedere quello che sarebbe successo dopo la fine degli anni 80.

Con il Filardo finita la scuola superiore ci allontanammo, poiché lui interruppe gli studi mentre io mi iscrissi alla facoltà di medicina e non abbiamo avuto più occasione di frequentarci, né con lui né tantomeno con Matteo Messina denaro.

Eppure per il giornalista la presenza di un diciassettenne in una foto, non di un Parlamentare componente della commissione regionale antimafia, è motivo di chissà quali conferme di presunti inciuci. Mi chiedo allora se si possa con tanta cattiveria, invece di raccontare i fatti, offrire una versione edulcorata e costruita ad arte per infangare la mia persona, solo per alimentare la cultura del sospetto. Sbaglio o il giornalista dovrebbe attenersi al racconto dei fatti e non cimentarsi in fantasiose ricostruzioni?

Negli ultimi venti anni ho ricoperto incarichi politici ed amministrativi di rilievo, in un contesto quello castelvetranese quasi da osservato speciale per le note vicende che riguardano la nostra città, eppure non è mai emerso dagli organi inquirenti nessun addebito nei miei confronti, nessun legame con consorterie mafiose o semplici intercettazioni ambientali dalle quali emergessero miei contatti o incontri con soggetti legato alla criminalità.

Questi sono i fatti che il giornalista non ha raccontato preferendo alimentare la cultura del sospetto, gettando delle ombre sulla mia persona e sulla mia attività politica che sono invece assolutamente improntate al rispetto della legalità. Questo comportamento sta diventando una grave stortura che può mettere a rischio, a mio avviso, la nostra democrazia poiché sempre più spesso i giornalisti si sostituiscono agli organi inquirenti, che conducono indagini accurate e che prima di procedere ad azioni raccolgono prove circostanziate ed indizi di colpevolezza, i giornalisti, invece, paiono essere esonerati dal rispettare sia le leggi dello Stato, che quelle morali.

Gli stessi possono permettersi di lanciare velate accuse, far intendere, indurre la gente a farsi delle idee sbagliate e che non sono suffragate da alcuna prova e poi appuntarsi sul petto il merito di aver realizzato uno scoop, o presunto tale, infischiandosene di aver rovinato spesso delle vite in maniera irrecuperabile, perché storia vuole che le notizie, vere o false che siano, occupano le prime pagine, mentre le rettifiche sono destinate ad un trafiletto nelle pagine interne.

Sono preoccupato per le sorti di una comunità, già pesantemente fiaccata dalle recenti vicende, già piegata dal marchio di una mafia della quale nessuno nega l'esistenza, ma che invero non ha quelle pesanti propaggini che alcuni vorrebbero far apparire. Al contempo sono altresì sereno perché nulla ho da nascondere e nulla ho da temere perché come la stragrande maggioranza dei miei concittadini opero con onestà e rigore morale, svolgendo il mio dovere di uomo, di medico e di parlamentare senza alcun condizionamento e con la consapevolezza di operare nel solco della legalità.

Finché gli elettori mi daranno la loro fiducia, io continuerò a svolgere con impegno il mio mandato, non saranno articoli diffamatori come questo, con buona pace degli autori e di altri che sono sicuro verranno, a bloccare la mia azione politica. Mi sento offeso da questo articolo come uomo e come castelvetranese e ho già dato mandato ai miei legali di tutelare nelle sedi opportune la mia onorabilità."

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