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Matteo Messina Denaro al 41 bis, Garante per detenuti Cifaldi: “Sorvegliato per scongiurare suicidio”

È stata attivata l’alta sorveglianza speciale in carcere per Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni. “Vogliamo scongiurare il rischio di suicidio”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Matteo Messina Denaro è ufficialmente entrato nel circuito detentivo del carcere dell'Aquila. Il boss è stato da subito sottoposto al 41 bis ma, spiega Gianmarco Cifaldi, Garante dei detenuti per la regione Abruzzo, sarà tutelato come tutti gli altri carcerati. "Le sue condizioni generali sono buone, ma sappiamo che ha una grave patologia – ha sottolineato in un'intervista al canale AbruzzoLive -. Già questa mattina c'è stata una riunione per organizzare gli aspetti clinici che riguardano il detenuto al 41 bis".

Messina Denaro continuerà infatti a sottoporsi alle sue terapie, le stesse che stava seguendo presso la clinica privata "La Maddalena" dove è stato arrestato nella mattinata di lunedì. Il boss di Cosa Nostra era infatti in cura già da un anno, ma le sue condizioni cliniche sarebbero peggiorate ulteriormente negli ultimi mesi. Con l'arresto, l'ex latitante continuerà le sedute di chemioterapia in carcere.

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"La struttura dell'Aquila è particolarmente efficiente – sottolinea ancora Cifaldi – e a prescindere dall'identità del detenuto, siamo sempre pronti a garantire umanità e rispetto della dignità: prima di tutto, ogni istituto del 41 bis è tenuto a garantire il diritto alla salute con un'area infermieristica e con eventuali terapie specifiche. Anche nel caso di Matteo Messina Denaro, inoltre, abbiamo attivato l'alta sorveglianza per scongiurare il rischio di suicidio".

La misura, spiega, viene attivata per tutti i primi ingressi in cella. "C'è il rischio che il carcerato si senta disorientato in uno spazio ristretto, soprattutto se è la prima volta che entra in prigione. Un servizio specializzato si occupa di evitare gesti estremi anche al 41 bis".

La scelta di non collaborare

Entrato in carcere, Messina Denaro ha subito chiuso le porte a qualsiasi tipo di collaborazione con lo Stato. Alle domande di rito sui precedenti penali per la compilazione della scheda anagrafica, il boss avrebbe risposto sarcastico: "Fino a ieri ero incensurato. Poi non so cosa è successo".

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