Matteo Falcinelli, torturato dalla polizia. USA ammettono: “Riconosciamo preoccupazioni su arresto”
"Riconosciamo le preoccupazioni sollevate dal governo italiano e dalla famiglia Falcinelli sulle circostanze dell'arresto di Matteo Falcinelli a Miami. Ci risulta che la polizia di Miami abbia aperto un'indagine interna su questo caso. Continueremo a monitorare questi sviluppi". Sono le parole pronunciate da un portavoce del Dipartimento di Stato americano all'ANSA, rispondendo a una domanda sull'arresto violento dello studente italiano. Si tratta della prima reazione ufficiale del governo statunitense dopo lo scoppio del caso.
Il Dipartimento di Stato americano, ha spiegato il portavoce, "lavora diligentemente per garantire che le forze dell'ordine statunitensi rispettino i loro obblighi legali in materia di notifica e accesso consolare quando cittadini stranieri sono detenuti negli Stati Uniti, in conformità con la legge nazionale applicabile e in conformità con gli obblighi internazionali, nello stesso modo che ci aspettiamo che i governi stranieri trattino i cittadini statunitensi all'estero".
I fatti
Era la notte del 25 febbraio: Matteo Falcinelli – iscritto a un master in Economia della Florida International University – era fuori da un nightclub di Miami insieme a due agenti di polizia che lo invitavano ad allontanarsi. Lo studente aveva richiesto insistentemente di poter recuperare i suoi cellulari, che, sosteneva, erano stati presi dai bodyguard del locale. Quando poi ha chiesto il nome ai poliziotti e con una mano ha sfiorato il distintivo di uno di loro è scattato l'arresto: Matteo è stato spinto a terra e ammanettato. Solo in quel momento uno dei bodyguard del locale si è avvicinato per consegnare agli agenti i telefoni del ragazzo.
Le ore successive all'arresto, documentano anche quelle dalle body-cam degli agenti, vedono Falcinelli nella camera di sicurezza della stazione di polizia: ha i polsi stretti nelle cinghie legate alle caviglie dietro la schiena. È scalzo, circondato da quattro poliziotti che lo hanno legato con la tecnica dell' Hotgie Restraint, incaprettato mani e piedi, fino quasi a farlo soffocare: "Ti avevamo avvertito", gli dicono mentre lui respira a fatica, li prega di smettere e grida dal dolore. L'arresto ha avuto sul giovane umbro pesanti ripercussioni fisiche e psicologiche: la mamma ha infatti fatto sapere che Matteo avrebbe anche pensato al suicidio.