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Massimo trovato morto a 4 mesi dalla scomparsa, ucciso a martellate da collaboratore di giustizia

L’uomo arrestato dai carabinieri ieri dopo il ritrovamento del corpo di Massimo Lodeserto nella cantina del palazzo dove risiede l’indagato è un ex camorrista entrato anche in un programma di protezione testimoni. Secondo quanto ricostruito, alla base del delitto motivi economici ma anche una donna.
A cura di Antonio Palma
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A uccidere a martellate Massimo Lodeserto, il 58enne ritrovato senza vita 4 mesi dopo la scomparsa a Torino, sarebbe stato un ex camorrista già condannato per omicidio e collaboratore di giustizia, Nino Capaldo. È lui l’uomo arrestato dai carabinieri ieri dopo il ritrovamento del corpo di Lodeserto nella cantina del palazzo dove risiede l’indagato.

Interrogato a lungo dagli inquirenti, il 57enne di Frattamaggiore avrebbe ammesso il delitto parlando di diatribe economiche con la vittima ma le indagini sul movente proseguono. L’uomo ha un passato violento e sulle spalle già una condanna per efferato omicidio avvenuto nel Casertano ma sembrava aver cambiato vita.

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Già affiliato al clan di camorra Gagliardi-Fragnoli, infatti, era stato condannato dalla Corte di Cassazione per omicidio nel 2019. Per gli inquirenti aveva partecipato all’assassinio di un corriere della droga che venne picchiato, assassinato e dato alle fiamme nelle campagne di Mondragone, in provincia di Caserta,

Dopo la condanna e gli anni di carcere, l’uomo però aveva deciso di collaborare con la giustizia ed era entrato anche in un programma di protezione testimoni. Attualmente abitava nella casa popolare di via san Massimo nel centro di Torino, ospite in un alloggio della comunità di Sant’Egidio dove ieri i carabinieri sono giunti in forze per una perquisizione a tappeto con cani molecolari.

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Il cadavere di Massimo Lodeserto era nella cantina proprio accanto nell'appartamento dell’arrestato ma nessuno aveva notato nulla visto che era completamente occultato da masserizie di ogni tipo. I carabinieri, coordinati dalla procura di Torino, sono arrivati all’indagato ricostruendo le ultime settimane di vita della vittima e grazie alle intercettazioni telefoniche

Secondo quanto ricostruito, alla base del delitto motivi economici ma anche una donna. Questa, dopo aver interrotto una relazione con Massimo, avrebbe iniziato a frequentare anche Nino e a parlargli di 100mila euro che l’ex avrebbe sottratto da un’attività che gestivano in precedenza. Da messaggi e telefonate sarebbe emerso che Nino avrebbe chiesto insistentemente quei soldi a Massimo, fino all’invito a casa sua, il 30 agosto scorso, per chiarirsi. Lì però lo avrebbe ucciso a martellate.

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