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Massacrata con 23 coltellate, l’assassinio della professoressa Falcidia

La notte del 4 dicembre 1993, Antonella, 43 anni, viene massacrata a coltellate mentre guarda la tv da sola, nel suo appartamento di Catania. L’assassino che l’ha sorpresa nella penombra notturna sembra destinato a restare un fantasma, ma dopo quindici anni, impresso con il sangue sul divano, spunta un messaggio della vittima.
A cura di Angela Marino
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È una sera di sabato come tante nell'appartamento di via Rosso a Catania. La professoressa Falcidia è semisdraiata sul divano, in vestaglia e già sonnecchia al buio con il volto illuminato dal bagliore della tv. Aspetta suo marito di ritorno dal lavoro, il figlio è a una festa. Sono le ventidue passate quando qualcuno fa scattare la serratura della porta. La signora è di spalle appoggiata al bracciolo del divano mentre, passo dopo passo, l'ombra si avvicina fino a incombere su di lei. Il braccio dello sconosciuto scatta colpendola una, due, 23 volte. Antonella non ha il tempo di gridare, l'ombra le ha reciso prima l'arteria femorale, provocandole una crisi convulsiva, e poi la giugulare. Il sangue imbratta i cuscini, schizza sulle pareti e sul pavimento. Pochi minuti dopo, il dottor Vincenzo Morici, il marito della professoressa, rientra a casa e trova il salotto trasformato in un mattatoio. Chiama i vicini, loro chiamano i soccorsi e pochi minuti dopo quella stanza è un viavai di medici, conoscenti, poliziotti. Morici tiene stretto il corpo senza vita della moglie, imprime un ultimo bacio sul viso, poi si arrende a consegnarlo nelle mani dei paramedici. L'indomani, come in ogni famiglia che rispetti, arriva la domestica a ripulire tutto. Via il sangue, via le prove.

Il delitto di via Rosso, avvenuto a pochi giorni dal Natale 1993, risveglia nella città un senso di angoscia e malessere ormai sopito. Anche gli inquirenti sono impreparati. Altro è fronteggiare un crimine avvenuto nelle ben note frange criminali dei bassifondi, altro, invece, il massacro di una bella signora della buona borghesia. Antonella Falcidia, 43 anni, nipote di Enrico, facoltoso medico catanese e proprietario della clinica dove lavora suo marito, è una professoressa di igiene dell'università di Catania, una donna affermata, una signora educata, una madre. I sospetti degli inquirenti si appuntano sulla cerchia familiare. Dietro la facciata impeccabile di coppia modello, infatti, si nascondono segreti e antiche insofferenze.

Una famiglia al di sopra di ogni sospetto

Enzo Morici, cardiologo e chirurgo, da qualche tempo teneva celata a sua moglie una relazione con un altra donna. Di lui, alcuni conoscenti, parlano come di un uomo che molto si è giovato del sostegno della prestigiosa famiglia della moglie, descritta come una donna generosa e gentile, ma anche dal pugno fermo, che mai avrebbe tollerato un'infedeltà. A complicare il quadro spunta una lettera minatoria inviata solo una settimana prima del delitto in casa Falcidia – Morici: "Attenta a tuo figlio, conosco tutti gli orari, motorino, scuola, palestra, il ritorno del sabato sera". Tutta scritta con lettere ritagliate dai giornali salvo l'intestazione, battuta a macchina, la lettera minacciava il figlio, ma si rivolgeva, però, alla madre, elemento questo, letto dagli inquirenti all'interno del quadro del delitto, come un depistaggio dell'assassino.

La svolta? In un saggio di Carlo Lucarelli

Non ci sono sospetti a carico di nessuna delle persone che ruotano intorno alla vittima e quanto al dottor Morici, ha un alibi. Fino alle 22 e 30 di quella notte era fuori in compagnia di un collega. Il caso resta chiuso per quindici anni, finché, dopo l'attenta lettura di un saggio dello scrittore Carlo Lucarelli, il giovane PM Salvatore Faro dispone nuove indagini a carico di Enzo Morici. Lo spunto, è una misteriosa scritta a caratteri rossi sul divano dove è avvenuto il massacro. Le lettere compongono la parola ENZ, che si presume essere stata scritta dalla mano della vittima per denunciare il suo assassino: Enzo, Vincezo Morici, il marito. È una scoperta sconvolgente seguita, poco dopo, da un'altra scioccante indiscrezione, ovvero che la procura stia indagando sulle morti di Giuseppe Falcidia, padre di Antonella, deceduto un mese e mezzo dopo la figlia per un infarto e quella di Enrico Falcidia, lo zio.

Il processo

Entrambi erano curati dal Morici, nelle cui mani muore lo zio Enrico durante un intervento chirurgico. L'indiscrezione si rivela essere infondata, ma l'indagine per omicidio premeditato, invece, porta il dottore dritto in tribunale: movente dell'accusa, la scoperta da parte della moglie della nuova relazione. L'alibi che vacilla, il collega ritratta anticipando l'ora in cui ha salutato Morici, le accuse rivolte dal medico al maggiordomo, che hanno il sapore del depistaggio, sembrano puntare ancor di più il faro contro di lui, ma alla fine l'impianto accusatorio non regge e il chirurgo viene assolto. Perfino la fantomatica scritta perde senso di fronte all'impossibilità di dimostrare che la vittima fosse in grado, morente, di tracciare quelle lettere davanti al suo assassino.

L'epilogo

Vincenzo Morici oggi è primario all'ospedale di Taormina, ha una nuova compagna dalla quale ha avuto un altro figlio. Il delitto di via Rosso resta opera di quell'ombra nera che ha sorpreso la professoressa alle spalle e che nera e indistinta resta ancora oggi.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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