video suggerito
video suggerito

Marito tirchio costringe la moglie a fare una sola doccia a settimana: per la Cassazione è reato

Una donna è stata costretta per anni a limitare le proprie libertà di acquisto, di igiene intima o di vita quotidiana a causa di un marito avaro. Dalla doccia una volta a settimana al consumo obbligo di soli due strappi di carta igienica. Dinamiche di sopraffazione riconosciute come maltrattamenti da parte della Corte di Cassazione.
A cura di Chiara Ammendola
3.526 CONDIVISIONI
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Una decisione importante quella della Corte di Cassazione che, attraverso una sentenza, sancisce come i maltrattamenti psicologici siano alla stregua di quelli fisici. A finire sul banco dei giudici è stata la vicenda di una donna, residente a Bologna, che per anni è stata vittima di un marito avaro che le ha imposto uno stile di vita "insopportabile" con "l’umiliante (ed ingiustificata) vessazione di esasperata avarizia".

L'uomo ha non solo limitato le libertà personali della moglie ma l'ha maltrattata costringendola a farsi la doccia una volta a settimana, utilizzare poca carta igienica o acquistare solo prodotti in offerta, in nome di una personalissima lotta allo spreco. Un "risparmio domestico" che non era una conseguenza di difficoltà economica in cui vivevano i due, visto che lavoravano entrambi, ma che si è trasformato ben presto in un clima di sopraffazione nei confronti della donna.

Secondo quanto si legge nella sentenza 6937/23 pubblicata il 17 febbraio 2023 dalla sesta sezione penale, l'uomo è stato riconosciuto colpevole di maltrattamenti. Era lui infatti a decidere quando e dove la moglie doveva fare la spesa, obbligandola inoltre ad acquistare solo prodotti in offerta, sia per quanto riguarda la casa che l’abbigliamento. Limitazioni erano imposte anche alle abitudini personali della donna, che era costretta a usare solo due strappi di carta igienica per pulirsi, e a recuperare in una bacinella l’acqua utilizzata per lavarsi il viso.

La doccia invece le era consentita solo una volta a settimana. A tavola infine si poteva usare una sola posata e un solo piatto per il pasto. In un'occasione inoltre la donna ha gettato un tovagliolino di carta nel secchio, che è stato recuperato poco dopo dal marito perché "si poteva ancora utilizzare". Secondo i giudici si tratta di "comportamenti accompagnati da modalità di controllo particolarmente afflittive". La donna, che viveva dunque nella paura, era "costretta a buttare via gli scontrini, a nascondere gli acquisti, a lasciare la spesa a casa dei genitori, a chiedere alle amiche di dire che le avevano regalato qualcosa che aveva acquistato".

Secondo i giudici il rapporto matrimoniale e uno stile di vita deve far parte di un progetto comune e non può diventare un obbligo: “È indiscutibile – si legge nella sentenza – che tale stile di vita debba essere condiviso e non possa essere imposto, men che meno in quelle che sono le minimali e quotidiane esigenze di vita in casa e accudimento personale”. La donna col tempo si sarebbe inoltre isolata e i dottori le hanno diagnosticato un disturbo post traumatico da stress.

“Bisogna ricordare che la tirannia economica rappresenta una delle più subdole forme di controllo e di violenza – il commento di Marco Meliti, avvocato e presidente dell’Associazione Italiana di Diritto e Psicologia della Famiglia Marco Meliti – è la dimostrazione che il maltrattamento psicologico è pari a quello fisico. Che mortifica giorno per giorno chi la subisce. E diventa terreno fertile per altre forme di violenza”.

3.526 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views