Marianna Manduca aveva 32 anni e 3 figli bellissimi, viveva a Palagonia, in provincia di Catania, è stata uccisa da suo marito Saverio Nolfo il 3 ottobre del 2017. Un femminicidio come ci capita di leggerne tanti, troppi, che era stato annunciato decine di volte dalle minacce, dalle violenze e dallo stalking continuo. Marianna si era difesa con l'unica arma a disposizione: la denuncia. 12 denunce protocollate senza che nessuno prendesse provvedimenti, nemmeno quando il marito si pulì le unghie con un coltello a serramanico mostrando il sorriso beffardo di chi avrebbe usato quel coltello per ottenere vendetta. Marianna è morta. Uccisa dalla persona che aveva denunciato 12 volte. Morta 12 volte prima di morire davvero.
Carmelo Calì è il cugino di Marianna e con sua moglie Paola ha deciso di adottare i tre bambini. Decise anche di fare causa allo Stato, questo Stato che non riesce a proteggere una donna da una tragedia così impunemente annunciata. Lo Stato in primo grado aveva deciso di risarcire i figli di Marianna con 259mila euro più gli interessi: non è molto ma è stato abbastanza per aprire un B&B che oggi è l'unica fonte di reddito famigliare. Un lavoro, si sa, ti permette di credere che forse ti sei meritato un po' di normalità e un po' di dignità, nonostante il dolore.
La sentenza d'appello però ha ribaltato tutto: secondo i giudici l'uomo era talmente determinato nel compiere l'omicidio che lo Stato non avrebbe potuto impedirlo. È una sentenza che mette i brividi perché c'è dentro tutta l'insicurezza che viene sventolata a caso durante le campagne elettorali. «Ritiene la Corte che l’epilogo mortale della vicenda sarebbe rimasto immutato», dice la sentenza. In pratica vivremmo in un Paese in cui un omicidio fortemente voluto è qualcosa di inevitabile, senza nessun dovere di protezione da parte dello Stato.
Se la sentenza d'appello verrà confermata in Cassazione i figli di Marianna dovranno restituire i soldi del risarcimento perdendo anche la loro attività. Carmelo, il figlio più grande, al Corriere della Sera ha detto: ««So che se in Cassazione va male, dovremo restituire tutto. E con quei soldi se ne andrebbe la possibilità per me e i miei fratelli di continuare a studiare e di continuare a vivere dignitosamente. Nessuno ha ascoltato mia madre, nessuno ha impedito che venisse assassinata, e adesso anche questo… Mi sembra ingiusto».
Eccome, se è ingiusto. E sarebbe la tredicesima volta che Marianna muore ancora.