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Maria Turturo uccisa a Gravina, il marito resta in carcere: “Pericoloso e violento, privo di ogni inibizione”

Il gip del tribunale di Bari non ha convalidato il fermo, ma ha confermato la custodia in carcere nei confronti di Giuseppe Lacarpia, il 65enne di Gravina in Puglia accusato di aver provato a dare fuoco e poi ucciso a mani nude la moglie Maria Arcangela Turturo.
A cura di Susanna Picone
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Non è stato convalidato il fermo di indiziato di delitto per Giuseppe Lacarpia, il 65enne accusato di aver ucciso domenica mattina a mani nude la moglie 60enne Maria Arcangela Turturo a Gravina in Puglia, nel Barese, ma contestualmente è stata applicata una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo.

Il doppio provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale del capoluogo pugliese Valeria Isabella Valenzi. L'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. All'udienza di convalida del fermo svoltasi ieri l’indagato non ha partecipato dato che attualmente si trova in ospedale dopo una caduta dal letto. Per lui c’era il solo difensore, l'avvocato di ufficio Domenico Mastrandrea.

Nell'ordinanza di applicazione della misura cautelare il gip ha rilevato il pericolo di reiterazione di reato, "dovendosi ritenere, in base alle circostanze del fatto, che l'indagato sia soggetto estremamente pericoloso, poiché violento, calcolatore e privo di ogni inibizione". È stata disposta la carcerazione per contenere "la libertà di movimento dell'indagato, al fine di allontanarlo dai familiari e prevenire ulteriori manifestazioni delittuose" e perché non si può "riporre alcun affidamento sulla capacità di autodisciplina del soggetto, di cui difettano in benché minimi indicatori".

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Secondo il gip, il 65enne "ha infierito sulla moglie, riprendendo la condotta pochi secondi dopo essersi fermato, a dimostrazione dell'intenzione di eliminarla, verosimilmente per impedirle di denunciarlo".

Secondo la ricostruzione di Procura e Polizia di Stato, Lacarpia avrebbe tentato di incendiare l’auto di famiglia a bordo della quale si trovava la moglie. Pur ustionata, la donna è riuscita ad abbandonare l'abitacolo, e a quel punto lui l'avrebbe immobilizzata a terra e si sarebbe messo a cavalcioni su di lei causandole fratture alle gambe e al torace fino a ucciderla. Maria Turturo prima di morire è riuscita a dire che era stato il marito prima a tentare di darle fuoco e poi a ucciderla.

In una prima fase Lacarpia avrebbe detto di aver cercato di assistere la moglie dopo che la macchina aveva preso fuoco dopo un incidente. Una versione di comodo secondo il gip, perché "emerge benissimo dal video che l'uomo non ha minimamente messo in sicurezza la moglie, ma che l'ha, al contrario, aggredita. Inoltre, i primi rilievi sull'origine dell'incendio, suggeriscono che questo abbia avuto matrice dolosa".

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