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Maria muore in ospedale dopo 8 giorni in barella, Asl: “Nessun posto, afflusso anomalo di pazienti”

L’Azienda sanitaria di Palermo sostiene che all’ospedale all’Ingrassia dove è morta Maria Ruggia hanno avuto in poche settimane un afflusso anomalo di pazienti che ha esaurito ogni posto. I parenti sostengono che non sia stata valutata la sua condizione e che in corsia la donna sia sta vittima di uno shock settico.
A cura di Antonio Palma
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Sarà l’autopsia a chiarire l’esatta causa di morte di Maria Ruggia ma i parenti della 76enne, deceduta il 20 dicembre scorso, sono convinti che a causare il decesso sia stata una infezione contratta mentre era tenuta in barella per ben 8 giorni all'ospedale Ingrassia di Palermo per mancanza di posti letto.

Secondo i parenti, che si sono rivolti a un legale per presentare un esposto in Procura, il decesso sarebbe avvenuto per arresto cardiocircolatorio da choc settico come riportato in cartella clinica. Un'ipotesi che dovrà accertare il medico legale incaricato dai pm che conducono l’indagine ma sulla quale indagano anche i membri della commissione interna voluta dalla stessa Asl palermitana. La Polizia intanto ha sequestrato le cartelle cliniche e la salma è stata portata all'istituto di medicina legale.

"Non sono state considerate le condizioni cliniche di mia madre" denuncia la figlia della 76enne, sostenendo che la donna è stata trasferita in medicina generale solo quando le sue condizioni sarebbero state molto gravi. Per i famigliari la donna sarebbe rimasta dal 10 al 18 dicembre su una barella in pronto soccorso per mancanza di posti, nonostante le precedenti patologie e qui avrebbe contratto una infezione che l’avrebbe portata alla morte.

L’asl ha avviato verifiche interne ammettendo i ritardi nel trovare un posto ma sostenendo che questo non è stata la causa scatenante del decesso. "La direzione aziendale dell'Asp di Palermo ha avviato un'indagine interna al fine di verificare eventuali profili di responsabilità sulla gestione dell'assistenza e del ricovero della donna arrivata all'ospedale Ingrassia in gravi condizioni di salute e con un complesso quadro clinico" comunica l’Asp del capoluogo siciliano in una nota, aggiungendo "che si verificherà anche il rispetto delle procedure e dei protocolli al Pronto soccorso dell'Ingrassia che ha fatto registrare nei giorni scorsi uno straordinario afflusso di pazienti".

"L'azienda assicura il massimo rigore nell'indagine che riguarda l'intero sistema dell'emergenza-urgenza. Le dichiarazione della figlia sullo stato di abbandono saranno, immediatamente, verificate analizzando e valutando proprio ciò che risulta nella cartella clinica" concludono.

“Partiremo dalla cartella clinica. Siamo addolorati per quanto accaduto e siamo vicini alla famiglia. Ma terapie e diagnosi indicano una paziente giunta in gravissime condizioni” ha aggiunto al corriere della Sera il direttore dell’Asl Daniela Faraoni, aggiungendo: “Non so se complice l’esaurimento del budget per le convenzioni con le case di cura private, all’Ingrassia abbiamo avuto in poche settimane un afflusso anomalo che ha fatto saltare ogni previsione. Ma la signora non è morta per questo”.

Regione invia ispettori in ospedale

Intanto un sopralluogo urgente da parte degli ispettori all'ospedale Ingrassia di Palermo è stato disposto dall'assessorato regionale alla Salute. "L'assessorato a seguito di questa notizia di cui siamo ovviamente molto dispiaciuti, ha subito disposto un'ispezione per comprendere quali siano state le difformità organizzative che hanno determinato per l'anziana donna un protrarsi del ricovero in astanteria e l'impossibilità di un ricovero in degenza ordinaria o in terapia intensiva. L'autopsia chiarirà le cause del decesso. È evidente, però, che fatti ed episodi come questi non solo ci addolorano, ma ci allarmano per tutto quello che riguarda la gestione dell'assistenza sanitaria ospedaliera, specialmente nel periodo delle festività" ha dichiarato l'assessore Giovanna Volo, aggiungendo: "Cercheremo di capire quali siano state le cause che hanno determinato questo sovraffollamento, per individuare delle possibili soluzioni da applicare intanto con urgenza".

La figlia: "Mi sono sentita in colpa per averla portata al pronto soccorso"

"Ho chiesto scusa a mia madre per averla portata al pronto soccorso dell'ospedale Ingrassia. Io mi sono sentita in colpa perché penso che noi siamo responsabili anche delle scelte che facciamo, quindi io ho scelto questo ospedale, anche se in verità l'ospedale è più vicino, quindi per me un ospedale vale l'altro perché penso dovrebbe essere così. Ma adesso lo sconsiglio, non porterò più nessuno in questo ospedale" ha dichiarato invece Romina Gelardi la figlia di Maria Ruggia. "Secondo me ha contratto un'infezione proprio al pronto soccorso, perché c'è stato un peggioramento dopo un iniziale miglioramento, aveva anche difficoltà respiratorie. Mia madre non è entrata per questo motivo. I medici mi dicevano che aspettavano di portarla in reparto perché soltanto lì potevano fare le terapie dovute, perché essendo un pronto soccorso erano molto limitati nel nell'intervenire" ha aggiunto, concludendo: "Secondo me se arrivava prima si poteva salvare e iniziare la terapia, invece dopo poche ore è morta".

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