Maria Chindamo uccisa dalla ‘ndrangheta e data in pasto ai maiali: “Non poteva rifarsi una vita”
“Associazione mafiosa, traffico di droga e di armi, estorsioni e omicidi”, sono solo alcuni dei capi di imputazioni nei confronti di 81 persone arrestate nelle scorse nel Vibonese nell’ambito dell’operazione anti ‘ndrangheta "Maestrale-Carthago" che ha portato all'emissione di 86 misure cautelari. Come ha spiegato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha coordinato le inchieste, l’operazione condotta dai carabinieri arriva al termine di un “lavoro molto importante che ha riguardato in questi anni la provincia di Vibo Valentia, un territorio dove insiste una ‘ndrangheta pervasiva che controlla anche il battito cardiaco dei cittadini”.
Una indagine sul modus operandi delle cosche che ha permesso di fare luce anche sull’efferato delitto di Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016 solo perché si era permessa di rifarsi una vita dopo la morte del marito e di gestire da sola i terreni che interessavano ai mafiosi riconducibili alla cosca Mancuso. Contro la donna un accanimento brutale, prima è stata uccisa e poi i suoi resti sono stati fatti sparire tritandoli con un trattore e dandoli in pasto ai maiali.
Maria Chindamo uccisa 2 giorni dopo aver postato le foto col nuovo compagno
“Maria Chindamo è stata uccisa esattamente un anno dopo il suicidio del marito, quando si è permessa di postare le foto con il suo nuovo compagno. Dopo due giorni dallo scatto è stata uccisa in un modo inumano, tragico. Uccisa e data in pasto ai maiali, i resti macinati con un trattore cingolato per far sparire ogni traccia. Oltre alla ferocia dell'omicidio anche la malvagità e la cattiveria sul corpo” ha rivelato Gratteri, aggiungendo: “È stata uccisa perché voleva essere una donna e una imprenditrice libera”.
"A Maria Chindamo non è stata perdonata la sua libertà, la gestione dei terreni avuti in eredità e su cui c'erano gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta e il suo nuovo amore. Tutto questo perché questa donna ha pensato di diventare imprenditrice di curare gli interessi della terra e dei suoi figli e si è pure iscritta all'università” ha proseguito Gratteri, aggiungendo: “Lei non si poteva permettere il lusso di rifarsi una vita, di gestire in modo imprenditoriale quel terreno e di poter curare e fare crescere i figli in modo libero e uscendo dalla mentalità mafiosa".
Le indagini sull'omicidio di Maria Chindamo
L’inchiesta, che si è basata anche su intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, si avvalsa anche di testimonianze di 18 collaboratori di giustizia che, anche sull'omicidio Chindamo, “hanno fatto dichiarazioni univoche e concordanti e che ci hanno detto cose inedite che loro non potevano sapere ma che già il Ros crimini violenti aveva già incamerato come indizi e come elementi di prova".
Elementi che hanno permesso di incastrare Salvatore Ascone ora accusato dell’omicidio di Maria Chindamo, in concorso con altri due soggetti (di cui uno deceduto e uno all’epoca dei fatti minorenne). L’uomo, già arrestato a maggio per il reato di associazione di stampo mafioso, è accusato di aver dato un contributo sostanziale al delitto attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna, limitrofa al luogo dell’omicidio, agevolando così gli autori materiali dell’omicidio, nonché di avere distrutto i resti del cadavere della donna. Secondo l’accusa, i Mancuso volevano incaricare Ascone della coltivazione del fondo di Chindamo una volta entrati in possesso del suo terreno.
Il fratello di Maria Chindamo: "Oggi l'aria ha il profumo della giustizia"
Grande soddisfazione per l'operazione di oggi è stata espressa da Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo."Oggi l'aria ha il profumo della giustizia. Aspettiamo di leggere attentamente gli atti di questo segmento di indagine ma un dato mi preme subito rilevare: avere perseguito per tutti questi anni la ricerca della verità sull'uccisione di mia sorella alla fine ha dato risultati. Non ho mai smesso di credere nell'operato della magistratura, anche quando ci poteva essere qualche momento di sconforto. E quanto è emerso oggi premia quella perseveranza" ha dichiarato Chindamo, aggiungendo: "La ‘ndrangheta e la subcultura di ‘ndrangheta, se ancora fosse necessario ribadirlo, sono retrograde e perdenti, mentre la bellezza e il sorriso di Maria, pur tra le nuvole, splendono ancora".
Lo stesso Gratteri ha ricordato che "La famiglia di Maria Chindamo è stata sempre dalla parte della legalità senza se e senza ma, non ha mai tentennato sulla voglia di capire e di avere giustizia. E noi abbiamo apprezzato questo nel corso degli anni. Dal 2016 abbiamo avuto al nostro fianco gli specialisti del Ros crimini violenti che hanno sviscerato ogni aspetto della vicenda attraverso riscontri con strumenti tecnologici e con i riscontri dei collaboratori di giustizia". Nel mirino degli inquirenti “famiglie di ‘ndrangheta di Serie A che sono andati a concentrarsi, negli anni, non solo sul controllo di alberghi e strutture turistiche della Costa degli Dei ma anche sugli appalti dell'Asp di Vibo valentia, dei quali avevano il totale controllo" ha spiegato Gratteri, rivelando che le cosche controllavano e imponevano anche il prezzo del pane. “Qualsiasi attività economica veniva controllata dalla ‘ndrangheta. Un dato che ci ha impressionato è l'imposizione del prezzo del pane, nessuno poteva abbassare il prezzo sotto i 2,50” ha spiegato il Procuratore.