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Marco Zennaro, parlano i famigliari: “In carcere in Sudan senza un perché: è un posto senza legge”

Dalla cella di un commissariato a quella di un carcere. Marco Zennaro, giovedì, è stato trasferito nell’istituto penitenziario della capitale Karthoum, in Sudan, dove si trova da oltre due mesi per un contenzioso commerciale che lo ha portato a un’accusa di frode e a successive controversie giudiziarie dai contorni poco chiari. I famigliari dell’imprenditore 46enne raccontano a Fanpage di condizioni psicofisiche precarie: “Ata provando a tenere duro ma è molto provato sia fisicamente che psicologicamente. Abbiamo visto alcune foto di quel posto: scene così nemmeno nei film di guerra”.
A cura di Chiara Ammendola
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Marco Zennaro
Marco Zennaro

Marco Zennaro non è più nella cella del commissariato di Karthoum, in Sudan, dove è stato rinchiuso negli ultimi due mesi, ma si trova ora nel carcere della capitale. Ieri infatti al termine di un'udienza lampo, l'imprenditore veneziano è stato prelevato per essere accompagnato nell'istituto penitenziario in attesa di conoscere quali saranno i prossimi sviluppi della sua vicenda giudiziaria, una vicenda che sembra assumere ora i contorni di un vero e proprio caso diplomatico. Ma a preoccupare maggiormente ora sono proprio le condizioni psicofisiche di Zennaro così come spiegato a Fanpage.it dai famigliari del 46enne ingegnere ormai allo stremo: "Le condizioni di detenzione nel carcere dove si trova ora sono migliori rispetto al commissariato, ma Marco non sta affatto bene – spiegano – sta provando a tenere duro ma è molto provato sia fisicamente che psicologicamente. Abbiamo visto alcune foto di quel posto: scene così nemmeno nei film di guerra".

Vi prego riportatemi a casa dalla mia famiglia

Nelle poche parole che Zennaro è riuscito a far arrivare al fratello attraverso il padre che ha potuto incontrarlo in carcere, Zennaro racconta di aver raggiunto il carcere della capitale sudanese dopo un viaggio in una camionetta durato più di un'ora. Nessuno gli ha spiegato dove stesse andando e perché fosse stato prelevato da quel commissariato dove ha vissuto negli ultimi due mesi: "Quando sono arrivato in carcere ho avuto paura – racconta – mi hanno messo nella sezione di reati penali con giustificazione finanziaria. Ci saranno 200 persone. Mi hanno preso in cura tutti i miei nuovi compagni perché hanno detto di aver visto un morto. Sono ostaggio di un sistema senza regole. Vi prego riportatemi a casa dalla mia famiglia". Non è chiaro il motivo per il quale il 46enne sia stato portato in carcere e se la situazione di fatto si sia sbloccata dopo l'intervento del direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie della Farnesina, Luigi Vignali, in Sudan lunedì. Su questo vige il massimo riserbo per far sì che non ci siano interferenze col lavoro che sta svolgendo la Farnesina insieme con l'avvocato di Zennaro e l'Ambasciata.

Non sappiamo il motivo di questo spostamento in carcere: speravamo nei domiciliari

L'auspicio della famiglia era però che Marco riuscisse a ottenere i domiciliari e non un trasferimento in una nuova cella, così come spiegato dal fratello dell'imprenditore, Alvise, che ha commentato la notizia definendola una vera e propria doccia fredda. "Nemmeno noi sappiamo il motivo di questi spostamenti – spiegano i famigliari a Fanpage – ma abbiamo fiducia nel lavoro della Farnesina che sta seguendo da vicino il caso". Il prossimo 10 giugno dovrebbe tenersi un'udienza civile per discutere le accuse mosse a Zennaro, in particolare per quanto riguarda la controversia commerciale: "Il problema grosso di tutta questa vicenda è che rispetto anche a quello che abbiamo visto le scorse settimane, non sempre ciò che viene detto accade e soprattutto non sempre le date vengono rispettate – continua la famiglia – nelle scorse settimane Marco era in attesa di un'udienza che poi non c'è mai stata".

Abbiamo visto alcune foto di quel posto: scene così nemmeno nei film di guerra

Un'udienza invece c'è stata nelle scorse settimane, ed è quella in cui il procuratore generale di Karthoum aveva ordinato la scarcerazione di Zennaro perché le accuse di frode non sussistevano, ma quella scarcerazione però non c'è mai stata, come spiegano i famigliari a Fanpage: "Marco era a bordo della macchina della polizia che lo stava portando presumibilmente all'Ambasciata ma mentre era in auto è arrivato un ordine che diceva di riportarlo in commissariato, con una nuova accusa mai esplicitata. Lui non sa perché sia stato riportato lì. Per questo a un certo punto tutti hanno smesso di parlare di controversia commerciale e hanno iniziato a parlare di sequestro di persona". Ora la speranza di famigliari e amici è che sia proprio quell'udienza a segnare una svolta nel possibile rientro in Italia di Marco: "La cosa straziante è non sapere nulla, è veramente un posto senza nessuna legge e questa è la cosa più terribile per lui anche psicologicamente. Fa sorridere leggere chi scrive che ora le sue condizioni sono migliorate solo perché si trova in carcere: abbiamo visto alcune foto e le condizioni sono disumane. Marco è in un carcere in Sudan e non sa nemmeno il perché".

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