Marco Triches, pompiere morto ad Alessandria: “Non sono un eroe, voglio solo salvare persone”
"Fare il Vigile del Fuoco non è solamente un lavoro. Fare il Vigile del Fuoco è aiutare la gente". Sono le parole di Marco Triches, uno dei tre pompieri morti due giorni fa nell'esplosione di un casolare a Quargnento, in provincia di Alessandria. Triches aveva 29 anni quando le ha pronunciate, frequentando il corso di addestramento per diventare Vigile del Fuoco a Capannelle, Roma: risalgono al 2010 e a riportarle alla luce sono stati i suoi colleghi, che hanno pubblicato un video girato nel 2010, nel periodo della SFO (Scuola di Formazione Operativa). "Il corso che stiamo facendo – dice Marco, commentando l'addestramento a cui si sta sottoponendo – è come lo immaginavo, perché sognavo di fare il Vigile del Fuoco". Il pompiere racconta del sogno di avere tra le mani il tesserino dei Vigili del Fuoco ma soprattutto della grande responsabilità che il suo lavoro, di lì a poco, gli avrebbe richiesto: "Non mi sento un eroe, spero di avere l'opportunità di salvare della gente".
Marco Triches ha soccorso i terremotati del Centro Italia
Marco Triches, 38 anni, il suo sogno ha potuto esaudirlo molte volte. Di lui si ricordano con affetto in particolare ad Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, borgo distrutto dal terremoti del 2016 dove il piemontese aveva prestato servizio. E' stato il sindaco Aleandro Petrucci a commemorarlo all'indomani della tragedia che ne ha causato la morte: "Il gruppo dei vigili del fuoco di Alessandria ci è rimasto davvero nel cuore – racconta il primo cittadino –. E anche Marco è stato fondamentale, per la nostra comunità, in quei momenti davvero terribili. Ci ha dato una mano sostanziale, insieme ai suoi colleghi. I pompieri di Alessandria, anzi, sono stati tra i primi ad arrivare subito dopo la scossa del 24 agosto e, letteralmente, hanno strappato via la gente dalle macerie. Hanno anche soccorso i feriti e dato un po’ di tranquillità alla popolazione. I ragazzi di Alessandria hanno svolto un lavoro immenso e tra loro, appunto, c’era anche Marco. Accompagnavano le persone nelle loro case distrutte per prendere gli effetti personali e avevano sempre una parola buona per tutti gli arquatani. Siamo davvero addolorati per la tragica scomparsa di questo ragazzo, con cui il destino non è stato affatto benevolo. Un giovane che si è speso tanto per dare una mano a chi ne aveva bisogno – continua Petrucci – e che di certo non meritava di morire in questo modo. Ciao Marco, Arquata non potrà mai dimenticarti".