Marco Grazietti, il calzolaio con la laurea: storia di un dottore artigiano
Quando preparava gli esami per laurearsi in Veterinaria non l'avrebbe mai detto. E invece eccolo qui, a tre anni dalla laurea: Marco Grazietti, laureato in Veterinaria curriculum Biotecnologie, professione: calzolaio e artigiano. La storia di Marco è quella di un ragazzo cresciuto a Teramo, città dove studia e nel 2007 si laurea con una tesi sperimentale sull'analisi delle molecole implicate in patologie tumorali, infertilità, dolori cronici e disturbi dell'alimentazione. Votazione 108. Un cammino tutt'altro che in discesa che però non è servito a garantire a Marco l'occupazione.
Perchè Marco ha deciso di diventare calzolaio? Marco è uno dei tanti laureati italiani cui il sistema universitario e il Governo non hanno dato la possibilità di costruirsi un futuro coerente con il loro percorso di studi. Uno dei tanti giovani che per anni si è confrontato con contratti ridicoli e paghe irrisorie pur di seguire le sue aspirazioni, finquando ha deciso di mollare. Marco le ha provate tutte: "Ho mandato centinaia di curricula ad altrettante aziende. Alcune, però, non sanno cosa farsene di un biotecnologo né capiscono l’importanza o le potenzialità di impiego di questa figura professionale. Un problema, quello della distanza tra imprese e università, che va risolto"; scartato il settore privato Marco tenta di darsi da fare con i concorsi pubblici. Studia per tre concorsi di fila inerenti alla sua laurea, si piazza sempre nei primi posti della graduatoria ma non riesce mai ad essere assunto. Durante questo periodo Marco cerca comunque di lavorare, anche come caldaista per 100 euro a settimana: una situazione inconcepibile alla quale non ha resistito.
E così ha deciso di mettere su un'impresa, una bottega nel centro di Teramo, in Corso Cerulli, dove il suo lavoro è aggiustare e risuolare scarpe malandate.Un lavoro che svolge con serietà e cordialità: all'entrata della "Calzoleria Grazietti" i clienti vengono sempre accolti da un sorriso. Ha imparato il mestiere aggiustandosi le scarpe da solo in una bottega di un amico e adesso è pronto a darsi da fare per i suoi clienti. Non è l'unico Marco: sono tanti i giovani che decidono, dopo aver dato fondo a tutto il loro ottimismo e determinazione, di lasciar perdere e dedicarsi ad un'attività manuale oppure lontana dalle proprie aspirazioni. Una constatazione che inchioda il Governo e l'università alle loro responsabilità: vista la crisi, secondo i dati Istat la disoccupazione giovanile è allarmante, i rapporti tra aziende e università potrebbero effettivamente intensificarsi.
Ciò non avviene e molto spesso succede che i neodottori, non riuscendo a contattare le imprese neanche per un periodo di stage, cercano master costosi dove tale periodo è garantito. Un percorso, questo, che relegherebbe i meno abbienti a posizioni sociali di secondo ordine, mentre per i più fortunati dal punto di vista economico la possibilità di poter inseguire le proprie inclinazioni non verrebbe meno. A parte l'esperienza di Marco, questa è la realtà dei laureati italiani. Tale realtà, aldilà di qualunque faziosità politica, sembra evidentemente smentire in toto la funzione di ascensore sociale dell'università cui il Ministro Gelmini fa riferimento durante i suoi interventi sulla crisi occupazionale giovanile.