Marche, terapie intensive sature. E negli ospedali covid mancano medici e infermieri
Le Marche sono la regione italiana con il più alto tasso di occupazione delle terapie intensive, il 61% a fronte di una soglia massima di allarme fissata dal Ministero della Salute al 30%. Attualmente sono 146 i posti letto occupati in rianimazione, un numero che tuttavia potrebbe essere destinato ad aumentare nei prossimi giorni prima di avviarsi a una lenta discesa, quando le misure di contenimento dei contagi avranno finalmente effetto: secondo l'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe nella settimana 10-16 marzo l'incidenza dei casi era di 671 ogni 100mila abitanti, più del doppio rispetto ai 250 che fanno automaticamente scattare la zona rossa. La provincia in maggiore difficoltà è quella di Ancona, dove secondo l'ultimo bollettino sono stati individuati 148 positivi al Covid-19, il 55% del totale; seguono le province di Macerata (46) Pesaro Urbino (24), Fermo (21), Ascoli Piceno (16).
Al Covid Center ancora 14 posti letto disponibili, ma mancano i medici
In questo quadro la situazione degli ospedali è ormai ai limiti. Il covid center costruito dalla giunta Ceriscioli (PD) nella primavera del 2020 in un capannone dell'area fieristica di Civitanova Marche – i cui lavori sono stati coordinati da Guido Bertolaso – si sta pian piano riempendo, ma alla carenza di posti letto si abbina quella di medici e infermieri specializzati. Una fonte interpellata da Fanpage.it, infatti, ha rivelato: "Attualmente nella struttura sono ancora disponibili 14 posti di terapia intensiva. Il problema è però la grave carenza di personale. In ciascuno dei tre moduli del ‘covid Center' (che Bertolaso definì ‘astronave‘) lavorano due anestesisti a turno, medici che tuttavia vengono spesso prelevati da altri ospedali regionali che hanno enormi difficoltà nel portare avanti l'attività ordinaria". La coperta è corta, quindi, e se i rianimatori devono assistere i pazienti malati di Covid a farne le spese sono spesso tutti gli altri: "Negli ospedali – continua la fonte – proseguono gli interventi di chirurgia generale e quelli ortopedici, ma alcune neoplasie sono state rinviate".
Come si è arrivati al boom di contagi nelle Marche
Come si è arrivati a questa situazione? Secondo il dottor Claudio Maria Maffei, ex direttore sanitario oggi in pensione, "la prima spiegazione è anche la più banale; a tanti contagi corrispondono tanti ricoveri in terapia intensiva. Le Marche – spiega a Fanpage.it – sono al quarto posto come incidenza di nuovi casi negli ultimi 7 giorni e al primo come saturazione delle rianimazioni, e ciò malgrado i posti letto disponibili siano in totale 233, più di quelli stabiliti dal governo lo scorso maggio". La situazione, fa notare Maffei, è peggiorata drasticamente dopo Natale: "Prima eravamo messi molto meglio, poi c'è stato un repentino peggioramento. Non è semplice fornire una spiegazione delle ragioni, ma ne individuo sue su tutte: il ritardo nell'introdurre misure efficaci di contenimento soprattutto in provincia di Ancona, dove a lungo il virus ha potuto circolare indisturbato, e la decisione da parte della Regione di effettuare uno screening di massa per identificare gli asintomatici, un'operazione chiamata "Marche Sicure" che potrebbe aver dato un senso di eccessiva sicurezza ai cittadini". Insomma, sebbene siano da indagare più a fondo le ragioni delle difficoltà della regione i ritardi nell'introdurre la zona rossa e un'eccessiva sicurezza da parte dei cittadino potrebbero aver giocato un ruolo fondamentale.