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Marche, sarà possibile seppellire i bambini abortiti

La decisione presa all’unanimità dal Consiglio Regionale. Sarà anche possibile scrivere sulla lapide del proprio figlio mai nato il suo nome.
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Tomba

Nelle Marche è diventato un diritto essere informati sulla sepoltura di un figlio morto prima di nascere. Il Consiglio Regionale ha, infatti, approvato all’unanimità delle modifiche al regolamento di polizia mortuaria, prevedendo anche che i genitori possano scrivere il nome del figlio abortito sulla lapide tombale. La decisione del parlamentino marchigiano è conseguente alla battaglia di una donna che si era vista negare la possibilità di seppellire il figlio abortito.

Il provvedimento obbliga gli ospedali e le strutture sanitarie private accreditate dalla Regione a predisporre opuscoli informativi sulla possibilità di richiedere “nei limiti e con le modalità previste dalla normativa statale e regionale, la sepoltura del feto o del prodotto abortivo e sulle disposizioni applicate in mancanza di tale richiesta”. Le nuove norme precisano che “l’opuscolo, unitamente alla richiesta di consenso formale, è consegnato ai genitori, ai parenti o a chi per essi, al momento del ricovero presso la struttura sanitaria.” Chi avesse interesse all’inumazione e tumulazione del feto abortito dovrà essere, dunque, messo a conoscenza dell’iter da seguire per potersi vedere riconosciuto un proprio diritto. “Per la sepoltura al cimitero – si legge nel testo approvato dai consiglieri marchigiano- non è obbligatorio indicare sull’eventuale lapide il cognome di uno o di entrambi i genitori ma è possibile anche usare un nome di fantasia a cui, nella relativa sezione del registro cimiteriale, corrisponderà l’effettiva appartenenza anagrafica del prodotto del concepimento”.

“Grande soddisfazione” viene espressa da Comunità Papa Giovanni XXIII e FederVita Marche, che avevano spinto il consigliere regionale Luca Marconi, del gruppo Popolari Marche – Unione di Centro, a presentare l’emendamento. “Finalmente un’importante istituzione come la Regione Marche riconosce che anche quello prenatale è un lutto – spiegano le due associazioni – e come tale va data la possibilità di poterlo esprimere con quei gesti di pietà che vedono coesi ambiti civili e religiosi.” Le associazioni si erano mosse dopo che una donna, dopo aver subito una interruzione spontanea della propria gravidanza alla ventesima settimana di gestazione si era vista negare la richiesta di effettuare il seppellimento. Alla fine vi era riuscita, ma solo facendo valere la propria professione di avvocato.

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