Marche, il Misa era esondato nel 2014 con morti e danni ma lavori su argini e vasche ancora in corso
Prima della terribile alluvione di ieri nelle Marche, il Fiume Misa era già esondato nel 2014 facendo morti e danni ma, a distanza di anni da quei terribile momenti, poco era stato fatto per mettere in sicurezza gli argini. Lo aveva chiarito molto bene lo scorso anno il primo cittadino di Senigallia, Massimo Olivetti, che nella cerimonia di ricordo di quella tragedia aveva ribadito assieme ai sindaci della vallata, la necessità della messa in sicurezza del fiume.
"Il rifacimento di alcuni tratti degli argini e la consegna del nuovo ponte non ci consentono di dire che la città sia sicura. La zona alla foce è ancora estremamente pericolosa e il resto degli argini non sono da considerarsi sicuri" aveva affermato il Sindaco, accusando i predecessori di immobilità e ricordando che: "Non si possono cancellare 30 anni di rallentamenti".
Infine solo lo scorso aprile però era stato firmato in Regione il verbale di consegna del cantiere dei lavori per le vasche di espansione in zona Bettolelle di Senigalia di si parla da quasi 40 anni, ideate con lo scopo di dare spazio al fiume in caso di piena, alleggerendo quindi la pressione sul tratto cittadino dove gli argini sono più stretti e la sezione minore. I lavori però finiranno solo nel 2024.
L'ultima volta che esondò il Misa era il 3 maggio 2014 e si contarono purtroppo 3 morti, oltre a danni per 180 milioni di euro che misero in ginocchio intere famiglie. Nel ricordare quei terribili momenti il 3 maggio dello scorso ano, il primo cittadino di Senigallia aveva affermato: "Quello che è successo nel 2014 fa non dovrà più succedere".
Purtroppo invece è accaduto di nuovo e generato tanta rabbia tra i cittadini che pensavano di non dover più vivere un momento simile e che invece ieri sera si sono trovati avanti a un altro evento catastrofico. Son tanti quelli che parlano di una tragedia annunciata e denunciano tempo perso tra progetti, finanziamenti e burocrazia nonostante il Misa abbia già messo più volte in allerta la città.
"Noi abbiamo un fiume torrentizio, il Misia, che è un fiume grande ma spesso secco. Quando ci sono abbondanti piogge, porta l’acqua con una grossa velocità. Questo è un punto debole della nostra città, per cui speriamo che ci siano interventi strutturali. Ma l’aspetto della straordinarietà è abbastanza importante in questo caso” ha dichiarato nelle scorse ore il sindaco, aggiungendo: "Se fosse stato un discorso di pioggia sul nostro territorio, io sarei stato il primo a parlare della pulizia dell’alveo perché ho sempre ribadito che va tenuto bene. Purtroppo in questo caso, anche se avessimo avuto un alveo pulito, la situazione si sarebbe verificata ugualmente perché la quantità d’acqua che è arrivata e la rapidità erano eccezionali".
Intanto il lungo processo per l'alluvione del 2014 tra rinvii, incompatibilità e istanze difensive, ha visto la maggior parte dei reati prescritti tra cui omicidio colposo, lesioni, omissione di atti di ufficio e falso, e si procederà solo per inondazione colposa. Sul banco degli imputati i due ex sindaci Luana Angeloni e Maurizio Mangialardi, diversi tecnici di Comune, Provincia e Regionee il presidente dell’Autorità di bacino