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Mara uccisa con l’accetta dal vicino: “Negato codice rosso, dicevano che erano solo liti condominiali”

Gli avvocati della donna uccisa sotto casa a Noriglio, frazione di Rovereto: “Mara Fait ed i suoi familiari erano terrorizzati, increduli che, pure avendo denunciato i fatti di reato, nessuno li aiutava né li proteggeva”.
A cura di Antonio Palma
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C’è tanto dolore ma anche tanta rabbia tra familiari, amici e conoscenti di Mara Fait, la 63enne uccisa dal vicino, Shehi Zyba Ilir, a colpi di accetta sotto casa sua a Noriglio, frazione di Rovereto, in provincia di Trento. Tutti infatti sottolineano come la donna avesse più volte denunciato i comportamenti intimidatori e persecutori di quello che si è rivelato essere il suo assassino ma pare che nessun provvedimento fosse stato preso nei confronti del quarantottenne.

La conferma arriva dagli avvocati dell’infermiera in pensione, per anni caposala all'ospedale di Rovereto. "La situazione era stata denunciata, ma nulla è stato fatto" hanno raccontato i legali, parlando di “anni di vessazioni, minacce e aggressioni”, sfociate poi in una denuncia formale a cui però non era seguito alcun provvedimento. “Per dovere di giustizia dobbiamo segnalare che la signora Mara Fait è stata assassinata a Rovereto in un contesto evidentissimo di stalking condominiale", sostengono gli avvocati rivelando che alla donna era stato negato anche “il codice rosso" per le vittime di staliking.

Stando al loro racconto, lo scorso 15 marzo la donna aveva denunciato i fatti con una ricca documentazione tra cui certificati del Pronto soccorso e le dichiarazioni di numerosi testimoni ma il tutto si era risolto in una nulla di fatto. “Lui le aveva rotto anche il cellulare e rovinato la macchina”, hanno confermato alcuni residenti della zona.

La domanda di acceso alla protezione per le vittime di stalking però le sarebbe stata negata dopo appena 7 giorni, secondo gli avvocati. Per le autorità infatti era "compromessa l'attendibilità complessiva della Fait in quanto la vicenda viene ricondotta in un più ampio teatro di contrasto di vicinato condominiale".

"Nessuna indagine, nessuna audizione dei testi indicati e della denunziante, nessuna applicazione delle misure cautelari di protezione della vittima denunziante: eppure la denuncia era corredata da 19 documenti e l’uomo era già stato condannato per fatti similari" spiegano i legali in una nota, concludendo: “Mara Fait ed i suoi familiari erano terrorizzati dalla situazione, increduli che, pure avendo denunciato i fatti di reato, nessuno li aiutava né li proteggeva. I colloqui con il pubblico ministero sono stati vani e neppure la richiesta reiterata di protezione ha avuto effetto. Fait Mara è stata lasciata sola e terrorizzata con la vecchia madre affidata alla sua assistenza”.

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