Manuela Murgia trovata morta a 16 anni, la famiglia non si arrende: “Aggredita, riaprire il caso”
A 29 anni dalla tragica e mai chiarita morte della 16enne Manuela Murgia nella gola di Tuvixeddu, a Cagliari, la famiglia della ragazzina non si arrende e chiede che il caso venga riaperto, adottando tutte le nuove tecniche investigative ora possibili sui reperti. I parenti di Manuela sono venuti in possesso di tutte le carte delle indagini solo alla fine dello scorso anno e da allora hanno intrapreso una battaglia in cerca della verità ritenendo che nelle inchieste vi siano molti elementi contraddittori e soprattutto molti punti oscuri mai chiariti.
Per questo i fratelli di Manuela, Elisabetta, Anna e Gioele Murgia, si sono affidati a un pool di avvocati ingaggiando anche esperti anatomopatologi, periti tecnici, ingegneri forensi e criminologi per venire a capo del mistero. La via è analizzare una per una tutte le carte delle due inchieste sulla morte di Manuela Murgia, soprattutto per quanto riguarda autopsia ed esami medico legali sui reperti.
Manuela Murgia era uscita di casa il 5 febbraio del 1995 senza fare più ritorno nell’abitazione nel quartiere Is Mirrionis, in cui viveva con i genitori e tre fratelli. Le ricerche immediate si erano concluse nel peggiore dei modi. Il corpo senza vita della 16enne venne ritrovato il giorno dopo nella gola di Tuvixeddu. Le indagini si indirizzarono subito verso il suicidio, ipotesi che la famiglia però ha sempre rigettato sostenendo che le prove indicano che dovesse incontrare qualcuno.
Le indagini vennero chiuse tre anni dopo senza però arrivare una conclusone univoca, lasciando aperte diverse ipotesi: "evento accidentale, dolo di terzi o addirittura investimento stradale colposo con successivo occultamento del cadavere". Nel 2012 il caso venne riaperto per alcuni mesi e poi richiuso dai magistrati che non valutarono sostanziali novità.
Ora la famiglia chiede a gran voce di arrivare finalmente a dare una risposta alla domanda su come sia morta Manuela Murgia. "Vogliamo giustizia per nostra sorella, non si è suicidata. Il caso deve essere riaperto: vogliamo la verità" è l’appello lanciato attraverso l’Ansa. Per i parenti ci sono molti elementi da analizzare, dai vestiti intonsi, nonostante la caduta, alle ferite alla schiena, dalle testimonianze fatte a quelle mancanti di persone che avrebbero potuto parlare.
“È ora di smettere di insinuare che si possa essere tolta la vita o sia caduta da oltre trenta metri. Vi è stata una brutale aggressione fisica. E dopo di che si è simulato maldestramente un suicidio", sostengono i familiari di Manuela Murgia