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Malati d’amianto sulle navi militari, l’avvocato delle vittime: “Ogni giorno nuovi casi”

Ogni giorno si rivolgono alla giustizia nuovi malati. Più di 500 ex dipendenti della Marina Militare hanno già chiesto il riconoscimento di vittima del dovere, e la bonifica sulle navi, iniziata tardi, non è stata ultimata. La strage silenziosa dell’amianto continua.
A cura di Gaia Bozza
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Le navi della Marina Militare erano piene d'amianto. E secondo l'accusa, chi sapeva ha taciuto. Il pm Sergio Dini ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 persone che hanno occupato i vertici della Marina durante gli anni Ottanta e Novanta. In quegli anni, mentre il resto del mondo smetteva di usare il terribile minerale, il personale in servizio in Italia continuava ad esserne esposto. Solo a metà degli anni Novanta il problema si è posto, ma le bonifiche sono state tardive e non ancora ultimate. Il gip dovrà decidere se accogliere la richiesta del pubblico ministero: se sarà così, andranno a dibattimento anche capi di stato maggiore e comandanti. A Fanpage parla l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, che assiste numerose vittime e vede allungarsi, in maniera preoccupante, la lista degli ammalati.

Il pm Sergio Dini ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 comandanti e direttori della Marina Militare per la presenza di amianto a bordo delle navi. Perché?

Il pubblico ministero è giunto alla conclusione che risultino sostenibili in dibattimento le ipotesi di omicidio e lesioni colpose per 14 Comandanti e Direttori della Marina Militare, per la presenza di amianto e l’assenza di efficaci misure di sicurezza sulle navi e nelle installazioni della Marina Militare. Questo ha avuto conseguenze nefaste sulla salute del personale, travolto da una serie di patologie correlate all'amianto: malattie che, in alcuni casi, hanno già portato alla morte. L'accusa parte del presupposto che se l'amianto fosse stato messo in sicurezza e fossero state adottate misure di prevenzione, i danni si sarebbero potuti evitare o comunque attenuare.

Lei assiste diverse vittime e familiari di vittime: come hanno reagito alla richiesta di rinvio a giudizio?

Assisto un certo numero di vittime e loro familiari: per loro la richiesta suona come una sinistra conferma dei sospetti sull'origine delle loro malattie. Ora sarà il gip a doversi pronunciare su questa richiesta il prossimo 25 Marzo. Al di là di quello che sarà l’esito del processo penale, è fondamentale che i casi di esposizione non si verifichino più nella Marina come in qualsiasi altro luogo di vita e di lavoro, perché l’amianto è un letale cancerogeno e non è concepibile che nel 2013 si muoia ancora così. Ogni giorno, peraltro, si allunga la lista degli ammalati che hanno lavorato nella Marina Militare e che ora si rivolgono alla giustizia. Anche questi nuovi casi verranno portati presto all'attenzione dell'autorità giudiziaria.

L'amianto è ancora presente sulle navi?

Il Comandate Enrico Pacioni, ufficio stampa del capo di stato maggiore della Marina, ha dichiarato nel Dicembre 2012: “A oggi sono stati spesi 31,5 milioni di euro che hanno permesso di rimuovere l’amianto completamente sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate. Ma se il minerale è ancora presente, è incapsulato e reso innocuo”, e quindi la risposta alla sua domanda è chiara. Ne possiamo dedurre che l’amianto è ancora presente nel naviglio della Marina Militare per le dichiarazioni rese dal suo addetto stampa, nonostante le rassicurazioni sulla messa in sicurezza. E' vero anche che già dalla fine degli anni Sessanta il rischio amianto era ben noto alla Marina, anche per via di un carteggio tra i medici del Policlinico/Università di Bari e i medici del Corpo, su alcuni controlli sanitari effettuati a Taranto e dai quali era emersa la presenza di patologie legate all'asbesto, messe in evidenza anche da un rapporto del dottor Omero Negrisolo al pm, contenuto negli atti di indagine.

Quante sono le vittime tra i militari della Marina?

Non posso fare un conteggio, anche perché l'Osservatorio nazionale amianto riceve giorno dopo giorno segnalazione di nuovi casi. Le esposizioni sono state rilevanti e i tempi di latenza sono molto lunghi: purtroppo c'è da attendersi anche molti altri casi; come ha ammesso l'addetto stampa della stessa Marina, nel 2012 sono state già depositate 516 istanze per il riconoscimento di vittima del dovere.

Le malattie correlate all'amianto sono in costante aumento. Le istituzioni fanno abbastanza per fermare questa strage silenziosa?

Lo Stato italiano è largamente inadempiente. Ricordo il contenuto della Sentenza del Tribunale di Torino del 1906, e la legge del 1943 che ha tabellato l’asbestosi come malattia professionale e che dimostrano come il danno che l’amianto era in grado di determinare all’organismo era ben noto. Nel 1990 la Corte di Giustizia europea condannò l'Italia perché inadempiente, e solo nel 1992 il minerale fu messo al bando, senza alcun obbligo perentorio di bonifica. L'amianto è oggi presente persino in circa 2.400 scuole del nostro Paese, e la nostra associazione sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione per la messa in sicurezza: il governo ha fatto un piccolo stanziamento di 150 milioni di euro per una parziale messa in sicurezza la prevenzione primaria ed è già un primo risultato, ma ci aspettiamo che anche tutti gli altri luoghi di vita e di lavoro vengano completamente bonificati dall'amianto.

 

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