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Mafia, sequestrate anfore romane a un trafficante collegato al boss Matteo Messina Denaro

Il decreto di sequestro dei reperti archeologici è stato emesso dal Tribunale di Trapani nei confronti del trafficante a cui erano già stati confiscati numerosi beni per i suoi legami con Cosa Nostra e per gli affari con la famiglia mafiosa di Castelvetrano, nel Trapanese.
A cura di Davide Falcioni
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Anfore di epoca tardo romana e un basamento di marmo riproducente scene mitologiche scolpite su tutti i lati di età ellenistico-romana: sono i beni archeologici di enorme valore sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia a un trafficante internazionale di opere d'arte collegato al defunto capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, l'ex latitante arrestato il 16 gennaio 2023 nei pressi di una clinica privata di Palermo e morto di cancro il 25 settembre dello stesso anno a L'Aquila, dov'era detenuto.

Il decreto di sequestro dei reperti archeologici è stato emesso dal Tribunale di Trapani nei confronti del trafficante a cui erano già stati confiscati numerosi beni per i suoi legami con Cosa Nostra e per gli affari con la famiglia mafiosa di Castelvetrano, nel Trapanese.

A carico del destinatario del provvedimento sono emersi molti indizi riguardo alla sua pericolosità per il suo ruolo di trafficante internazionale di reperti archeologici. L'uomo era stato già accusato in passato di legami con la criminalità organizzata, attestati da diversi collaboratori di giustizia.

Il sequestro dei beni archeologici, emesso a fronte di una proposta a firma congiunta del Direttore della DIA e del Procuratore della Repubblica di Palermo, ricalca i precedenti provvedimenti adottati dopo aver constatato la sproporzione tra le fonti di reddito e gli impieghi del nucleo familiare del destinatario della misura. Le opere d'arte saranno affidate per la custodia alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali al fine di renderle nuovamente fruibili alla collettività.

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