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Mafia, il boss Rancadore preso a Londra. Aveva pure la pensione da prof

Finisce la lunga latitanza di “u profissuri”, ritenuto come esponente di spicco della “famiglia” mafiosa palermitana, con funzioni di vertice nel “mandamento” di Caccamo. Deve scontare 7 anni di carcere. Finora l’Inghilterra non l’aveva estradato perché non riconosceva nel suo ordinamento il reato di associazione mafiosa.
A cura di Redazione
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"U profissuri", il professore: Domenico Rancadore era chiamato così per il suo passato da insegnante di educazione fisica: una vita dorata all'ombra di Cosa Nostra, una latitanza dorata in Inghilterra, il Paese che per anni l'ha ignorato pur sapendo del suo passato: il reato di associazione mafiosa nell'ordinamento inglese non è infatti previsto. Oggi per Rancadore, palermitano, 64 anni, inserito nell'elenco dei latitanti pericolosi, ritenuto responsabile di associazione mafiosa ed estorsione il soggiorno dorato è finito: la Polizia inglese lo ha arrestato a Londra su indicazione delle forze dell'ordine italiane, in quanto destinatario di un ordine di carcerazione dovendo scontare sette anni di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione ed altri gravi delitti. In Inghilterra Rancadore, con moglie, figlia di un ex console, e due figli, percepiva pure la pensione per il suo lavoro di insegnante. Il caso di Rancadore, latitante di cui si conosceva tutto, era stato sollevato anche dall'ex eurodeputato Rosario Crocetta, ora governatore siciliano, e dal senatore Beppe Lumia.

L'operazione è avvenuta attraverso precisi dati investigativi forniti dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Potenza che hanno consentito agli investigatori inglesi, grazie alla collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, di localizzare il luogo dove il ricercato trascorreva la latitanza. Rancadore è stato arrestato ieri sera mentre faceva rientro nella sua abitazione dove viveva con la moglie di origine inglese. Ha tentato la fuga ma è stato immediatamente bloccato. Attualmente nella capitale inglese gestiva un'agenzia di viaggi e conduceva una vita agiata. Numerosi collaboratori di giustizia lo hanno indicato come esponente di spicco della "famiglia" mafiosa palermitana, con funzioni di vertice nel "mandamento" di Caccamo. In particolare negli anni '90, egli ha rivestito il ruolo di capo di "cosa nostra" in Trabia. L'operazione e' il frutto di un importante rapporto di cooperazione internazionale di polizia assicurata attraverso Interpol.

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