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Mafia, il boss Bagarella aggredisce e morde all’orecchio un agente penitenziario

Leoluca Bagarella, boss mafioso e cognato di Totò Riina, ha aggredito con un morso un agente del Gom, il Gruppo operativo della polizia penitenziaria. L’aggressione è avvenuta in carcere, quando Bagarella veniva trasferito dalla cella alla stanza da cui collegarsi con il tribunale di Palermo per il processo sulla trattativa Stato-mafia.
A cura di Stefano Rizzuti
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Foto: Gazzetta del Sud
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Il boss Leoluca Bagarella ha aggredito con un morso un agente del Gom, il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria. Bagarella è il cognato di Totò Riina ed è un killer di Cosa Nostra, conosciuto per essere stato l’autore di decine di omicidi. Bagarella è imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Il morso è stato dato da Bagarella durante il trasferimento dalla cella alla stanza per il collegamento video con il tribunale di Palermo. In seguito a quanto avvenuto e al conseguente caos causato dall’aggressione, sia l’agente che lo stesso Bagarella sono dovuti ricorrere alle cure dei medici. L’agente del nucleo speciale, insieme ad altri colleghi, stava scortando il boss di Cosa Nostra nella sala per la videoconferenza del carcere di Sassari.

Bagarella si trova nel carcere di massima sicurezza sardo, dove è sottoposto al regime duro del 41 bis. E da Sassari avrebbe dovuto assistere a distanza all’udienza del dibattimento in corso alla seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Palermo. In seguito all’aggressione da parte di Bagarella l’udienza è iniziata in ritardo. Non è ancora chiaro come mai il boss, condannato a 28 anni in primo grado, ma già colpito da numerosi ergastoli, abbia aggredito l’agente durante il trasferimento. Secondo quanto riportato in un primo momento, si sa solo che Bagarella sarebbe andato in escandescenze mordendo l’agente e venendo poi fermato dagli altri colleghi che gli hanno impedito qualsiasi altra azione.

Bagarella è stata curato dai medici e dopo l’episodio ha però deciso di rinunciare all’udienza che è normalmente proseguita, nonostante il ritardo, senza altri imprevisti. Per l’agente morso dal boss mafioso le conseguenze sono minime. Il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria, Aldo di Giacomo, commenta con l’Adnkronos: “A mio avviso si tratta solo di un gesto per attirare l'attenzione sulla questione dell'abolizione del 41 bis, un'abolizione di cui si parla tanto e che ha terreno fertile in questo governo. Non vedo nessun'altra ragione se non quella di attirare l'attenzione sulla questione del 41 bis”.

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