Mafia, Giovanni Brusca esce dal carcere: ha finito di scontare la sua pena
Il boss mafioso Giovanni Brusca ha lasciato il carcere dopo 25 anni per fine pena. Come scrive L'Espresso, Brusca ha lasciato oggi il penitenziario di Rebibbia, a Roma, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna. Sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d'Appello di Milano. La notizia anticipata da L'Espresso ha trovato conferma in ambienti investigativi.
Fedelissimo del capo di Cosa nostra Totò Riina
Fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, diventato un collaboratore di giustizia l'ex boss di San Giuseppe Jato ha ammesso, tra le altre cose, il suo ruolo nella strage di Capaci e nell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Brusca è stato scarcerato per effetto della della legge del 13 febbraio del 2001 grazie alla quale per lo Stato italiano ha finito di scontare la propria pena detentiva. Avendo scelto di collaborare con la giustizia, il pentito ha ottenuto gli sconti di pena previsti dalla legge.
Brusca azionò il telecomando della strage di Capaci
Giovanni Brusca il 23 maggio del 1992 azionò il comando che innescò la strage di Capaci uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Soprannominato "u verro" (il porco, in siciliano), Brusca era stato arrestato nel 1996 e dopo alcuni anni ha iniziato a collaborare con la giustizia. Oltre alla strage di Capaci, Brusca ha avuto un ruolo di primo piano nell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, ucciso e sciolto nell'acido a 15 anni. Ed è a lui che vengono attribuiti altre decine di omicidi di mafia.