Mafia, boss organizzò il pestaggio a un rivale in videocall dal carcere

Le indagini che hanno portato questa mattina all’arresto di 181 persone hanno evidenziato come in un’occasione il boss Calogero Lo Presti avrebbe commissionato, direttamente dal carcere e un videocall, una spedizione punitiva contro un nemico, Giuseppe Santoro.
A cura di Davide Falcioni
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Non solo aveva commissionato un pestaggio dalla cella del carcere in cui era detenuto, ma aveva anche preteso di poter assistere alle violenza guardandole comodamente su uno smartphone introdotto in carcere illegalmente da alcuni complici. È uno dei particolari più inquietanti dell'indagine della Dda di Palermo che questa mattina ha portato all'arresto di ben 181 mafiosi, infliggendo un duro colpo a Cosa Nostra.

Dalle intercettazioni è emerso che boss del calibro di Nunzio Serio e Calogero Lo Presti più volte avevano parlato tranquillamente dal carcere con altri affiliati liberi a cui, in riunioni improvvisate, i familiari dei detenuti passavano una sorta di tele-citofono usato solo per ricevere i messaggi dei padrini. In una occasione Calogero Lo Presti avrebbe commissionato una spedizione punitiva contro un nemico, Giuseppe Santoro. Il boss, nel corso di una lunga serie di telefonate, oltre a scegliere minuziosamente la squadra delegata al pestaggio e a indicare le precise modalità dell'agguato, aveva persino assistito in diretta, grazie al video-collegamento telefonico, al massacro della vittima.

De Lucia: "Cosa Nostra è ancora viva e presente"

Un episodio – quello del pestaggio "live" – che unito a molti altri dimostra che la mafia detiene ancora un enorme potere. Lo ha riconosciuto anche il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia alla conferenza stampa in cui magistrati e carabinieri hanno illustrato i particolari del blitz: "Le indagini che hanno portato agli arresti di oggi dimostrano che Cosa Nostra è viva e presente e dialoga con canali comunicativi assolutamente nuovi, fa affari e cerca di ricostituire il suo esercito". L'introduzione degli smartphone nelle celle del carcere, e addirittura la convocazione di riunioni online da dietro lo sbarre, è solo una delle prove della vitalità della mafia. Tuttavia – ha aggiunto De Lucia – lo Stato ha mostrato capacità di reagire "pur nella carenza di uomini, in Procura mancano 13 sostituti e un aggiunto".

Il procuratore di Palermo De Lucia
Il procuratore di Palermo De Lucia

"Da Cosa Nostra si esce in due modi: morti, o collaborando con la giustizia"

Il procuratore capo di Palermo ha confermato anche come dalla mafia sia impossibile uscire, se non collaborando con lo Stato: "Soggetti che sono stati in carcere, una volta usciti dal carcere tornano a a ‘mafiare', sulla scorta degli elementi che abbiamo acquisito. Da Cosa Nostra si esce in due modi: o collaborando con la giustizia o con il fine vita. Altrimenti in Cosa Nostra si rimane. Anche le vicende che sono rappresentate in queste inchieste lo dimostrano".

Un boss intercettato: "Abbiamo difficoltà a interloquire con il potere politico ed economico"

Quella rappresentata dai magistrati palermitani, tuttavia, è anche una Cosa Nostra che sembra faticare ad aggiornare i suoi "quadri dirigenti". "Il livello è basso oggi arrestano a uno e si fa pentito arrestano un altro…livello misero, basso, ma di che cosa stiamo parlando?.. ", dice uno dei mafiosi intercettati lamentando la "decadenza" di Cosa Nostra e le "difficoltà" dei boss di "interloquire con il potere politico ed economico". Questa situazione, "e la relativa necessità degli affiliati di restituire a Cosa nostra la sua appannata pregevolezza", è stata secondo gli inquirenti "significativamente rappresentata, il 24 ottobre 2023, da Giancarlo Romano, figura emergente del mandamento di Brancaccio, poi ucciso il 26 febbraio del 2024".

Il boss: "Ridotti a campare con una panetta di fumo". Poi cita Il Padrino

Il boss nel corso di un lungo sfogo "sottolineava la decadenza dell'associazione e, guardando al futuro, auspicava un'adeguata formazione culturale delle nuove leve per renderle capaci di ritornare ad interloquire, alla pari, con il potere politico ed economico". "Io spero sempre nel futuro, in tutta Palermo, da noi, spero nel futuro di chi sarà il più giovane … ti devi fare il cervello tanto, (..) perché noi dobbiamo crescere (..) A scuola te ne devi andare.. (..) Conoscerai dottori, avvocati, quelli che hanno comandato l'Italia, l'Europa… (..)n- dice ancora Giancarlo Romano – Per dire quando si parla dei massoni, i massoni sono gente con certi ideali ma messi nei posti più importanti. (..) Se tu guardi Il Padrino il legame che aveva… non era il capo assoluto, lui è molto influente per il potere che si è costruito a livello politico nei grossi ambienti. (..) Noi che cosa possiamo fare? (..) Ma tu devi campare con la panetta di fumo, cioè così siamo ridotti? Le persone di una volta, quelli che disgraziatamente sono andati a finire in carcere per tutta la vita, ma che parlavano della panetta di fumo? Cioè se ti dovevano fare un discorso di fumo, te lo facevano perché doveva arrivare una nave piena di fumo. (..) Se tu parli con quelli che fanno business ti ridono in faccia. Siamo troppo bassi, siamo a terra ragazzi, non a terra noi come zona, tutta Palermo è a terra".

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