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Mafia, 22 persone arrestate a Parabita: in manette vice sindaco

Blitz dei carabinieri del Ros in Puglia dove si stava riorganizzando lo storico clan Giannelli. Le accuse sono numerose, in particolare il vicesindaco avrebbe fatto versamenti periodici destinati al sostentamento degli affiliati detenuti, in cambio del sostegno nelle amministrative del maggio 2015.
A cura di B. C.
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Associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione e altri reti, aggravati dalle finalità mafiose. Sono numerose le accuse che hanno portato i carabinieri del Ros di Lecce ad attivarsi dalla mattinata di oggi per eseguire nel territorio di Parabita e dintorni un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dal gip di Lecce Alcide Maritati su richiesta del procuratore aggiunto antimafia Antonio De Donno nei confronti di 22 persone.

L'operazione è chiamata ‘Coltura’ e al centro delle indagini ci sarebbe – a quanto si è appreso – lo storico clan "Giannelli" nel sud Salento. L’inchiesta ha portato alla luce il processo di riorganizzazione del clan con la reggenza assunta dal figlio del boss, Marco Antonio Giannelli. Il gruppo criminale “operava nel narcotraffico, taglieggiando gli operatori commerciali, instaurando rapporti collusivi con amministratori pubblici, condizionandone l’attività in cambio del sostegno elettorale” fanno sapere gli inquirenti.

Tra gli arrestati, come riporta Il Quotidiano di Puglia, c'è anche il vicesindaco di Parabita Giuseppe Provenzano, che sarebbe accusato di aver agevolato il clan della Sacra Corona Unita, anche attraverso assunzioni, e di aver avuto allacci con membri della cosca per obiettivi elettorali in occasione delle ultime elezioni municipali. In particolare, sempre secondo le accuse, Provenzano avrebbe versato nelle casse del sodalizio criminale versamenti periodici destinati al sostentamento dei complici detenuti. Analoga accusato è stata mossa anche nei confronti del titolare di un’azienda di onoranze funebri di Parabita, indagato per aver elargito periodicamente denaro al clan al fine di garantire alla propria attività un regime di sostanziale monopolio, anche commissionando al sodalizio attentati incendiari ai danni di aziende concorrenti.

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