Maestra vittima revenge porn, condannata preside che la costrinse a dimettersi: “Nemmeno a pulire i bagni”
I suoi video intimi inviati al fidanzato erano stati condivisi da quest'ultimo in una chat Whatsapp di alcuni amici, fino ad arrivare a un genitore di un alunno della scuola primaria d'infanzia dove lavorava. La cosa era così giunta alla scuola, facendo alzare contro di lei un muro sia da parte di numerosi genitori che da parte della dirigenza scolastica, che l'aveva costretta a dimettersi. A distanza di quasi cinque anni la Corte d'Appello di Torino ha confermato la condanna sia per la preside della scuola che per una delle mamme che contribuì alla diffusione del materiale.
La dirigente scolastica dell'asilo, accusata di violenza privata e diffamazione, è stata condannata a 13 mesi perché avrebbe costretto la giovane maestra vittima di revenge porn a dimettersi. “Ringrazio la mia famiglia – le parole della maestra dopo la condanna delle due imputate – i miei amici e tutti quelli che mi sono stati vicino. Anche grazie a loro ho imparato che non bisogna mai avere paura e che se tieni duro la verità alla fine arriva”.
La vicenda risale a marzo 2018 quando la maestra, insegnante in un comune del Torinese, viene convocata dalla preside della scuola dopo che alcune suoi foto e video intimi finiscono nei cellulari dei genitori dei piccoli alunni. Si tratta di 18 foto e due video che la donna aveva inviato al fidanzato, pregandolo di non diffonderli, e che quest'ultimo aveva invece inviato ad alcuni amici.
Stando a quanto poi racconterà la stessa alle forze dell'ordine, il consiglio scolastico la sottopone a una vera e propria gogna a seguito della quale la donna viene invitata a dare le dimissioni, pena un licenziamento con ignominia. “Non troverai lavoro neanche a pulire i cessi di Porta Nuova. Avrai sempre un tatuaggio”, le parole che la direttrice.