Maestra faceva recitare preghiere in classe, Tribunale respinge ricorso: “Non ha rispettato i suoi doveri”
Novità sul caso di Marisa Francescangeli, maestra di una scuola primaria di San Vero Milis (provincia di Oristano) che ad aprile 2023 è stata sospesa per 20 giorni con stipendio ridotto per aver fatto pregare gli alunni, pur non essendo un'insegnante di religione. La 59enne aveva impugnato la decisione, ma la sezione Lavoro del tribunale di Oristano ha respinto il ricorso.
Secondo la giudice Consuelo Mighela, le attività svolte in classe dalla maestra non erano "espressione della libertà di insegnamento, bensì una violazione dei suoi doveri di docente di una scuola pubblica statale e dei principi che la scuola stessa deve assicurare e garantire", compreso il principio "fondamentale, di laicità dello Stato". Ma la donna ha anche "interferito con il diritto-dovere dei genitori garantito dalla Costituzione (articolo 30) di educare i figli, anche da un punto di vista religioso".
La sospensione è stata notificata il 2 marzo 2022 dall'Ufficio scolastico provinciale. Il motivo risale al 22 dicembre 2021, quando Francescangeli, in sostituzione di un collega, ha fatto recitare il Padre Nostro e l'Ave Maria agli studenti durante l'orario scolastico. A cui sono seguite immediate lamentele di due madri, riferite alla preside dell'istituto. Da lì, la sospensione e la decurtazione dello stipendio alla docente.
Assistita dal sindacato Uil scuola, ricostruisce La Nuova Sardegna, Francescangeli ha provato a chiedere l'annullamento, sostenendo che la contestazione era stata notificata senza il rispetto del termine di 20 giorni. Il che avrebbe compromesso il diritto di difesa e sarebbe stato una violazione del Contratto collettivo di lavoro. Inoltre, gli avvocati consideravano i comportamenti tenuti dalla docente da ricondurre nella sfera della libertà d'insegnamento.
Ma la giudice ha ritenuto infondati i motivi del ricorso e la sanzione disciplinare "assolutamente conforme a quanto previsto dalla legge". Anche perché la stessa Francescangeli, durante l'udienza del 14 giugno, aveva confermato l'episodio delle preghiere con un piccolo rosario composto da 10 perline e la recitazione del Padre Nostro e dell'Ave Maria. "Me lo chiedevano i bambini stessi", si è giustificata, dicendo che capitasse occasionalmente di recitare le preghiere, in particolare in prossimità delle festività cattoliche.
Non è tutto. Francescangeli, infatti, ha confermato anche un episodio di benedizione con "un olio profumato". Nella sentenza, si legge che era un liquido "a suo dire non benedetto, chiamato olio di Nardo che la docente aveva tirato fuori dalla propria borsa e che alcuni bambini avevano anche usato per ungersi il corpo". E in quell'occasione, la maestra aveva raccontato ai bambini "la storia biblica dell’olio portato a Gesù prima della crocifissione e che avrebbe dovuto essere utilizzato per cospargere il corpo di Cristo dopo la morte".
Una sospensione legittima per la giudice, insomma. Visto che la docente "ha ripetutamente posto in essere pratiche di culto estranee all’esercizio della funzione di docente e alle mansioni assegnatele, in violazione dei propri doveri". Pratiche, tra l'altro, "neppure coerenti con l’insegnamento della religione, pacificamente svolto da un’altra docente dell’istituto scolastico statale presso cui prestava servizio la ricorrente".