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Opinioni

Ma il 2 giugno è “nostro”, parata o no

Quale 2 giugno aspetta il Presidente della Repubblica e i militari che sfileranno? Dopo tutte queste polemiche, non sarebbe invece più sensato ripensare il senso degli investimenti in campo militare?
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Parata-2giugno

Siamo d'accordo, il contrasto non potrebbe essere più netto, più spiazzante. Da una parte migliaia di sfollati costretti a passare le notti in tenda sullo sfondo delle macerie delle loro case (vi consiglio il toccante reportage di Saverio Tommasi), dall'altro centinaia di militari in parata a sfilare davanti ad una tribunetta affollata di volti più o meno autorevoli e di tutti i rappresentanti istituzionali. Non c'è dubbio, letta in questo modo la questione porterebbe ad una unica, incontrovertibile determinazione: niente parata il 2 giugno, altro che festeggiamenti sobri. Eppure c'è qualcosa che non torna in tutta questa storia. Qualcosa di italiano, come i fischi che pioveranno a valanga, c'è da scommetterci, su militari, politici e rappresentanti istituzionali.

Tanto per essere chiari sin dall'inizio, dipendesse da me non abolirei solo la parata del 2 giugno, ma ogni "esibizione di questo tipo", nonché le missioni all'estero, gli investimenti in campo militare e via discorrendo. E poi, certamente non appartengo al campo dei conservatori nostalgici. Eppure c'è qualcosa che proprio non riesce a farmi cavalcare l'ennesima ondata di indignazione a comando. In primo luogo quel processo di omogeneizzazione, di schiacciamento cui nemmeno stavolta siamo stati capaci di resistere. E così nel grande frullatore mediatico è finita non solo la parata militare, ma il concetto stesso del "festeggiare il 2 giugno" (per non parlare dell'assurda deriva populista che ha santificato Forlani e delegittimato Napolitano). Non è differenza da poco, ne ho scritto pur tra i tanti commenti e le tante critiche. Perché stiamo parlando del 2 giugno, c….! Il giorno del riscatto morale di un intero popolo, per tanti versi lo spartiacque fra due epoche distinte e separate. Non vi annoierò oltre con la retorica dei "miti fondativi della coscienza collettiva", del cerimoniale laico che rinvigorisce l'anima di un popolo, anche perché si tratta in ogni caso di impostazioni caricate di ideologia, parola al bando in questi tempi (e dovremmo discuterne, prima o poi). Ma non dovremmo rinunciare a cuor leggero al "nostro" 2 giugno, alla Festa della Repubblica. Men che mai sotto il ricatto di una deriva populista e demagogica, che banalizza ogni opinione e appiattisce il dibattito con un insensato manicheismo. Anche perché quella dell'Emilia è una tragedia che investe ognuno di noi, ogni italiano.

Ed è per questo che mi chiedo: Siamo in grado di celebrare degnamente il 2 giugno? Siamo in grado di capire che la parata militare paradossalmente non c'entra poi molto con la Festa della Repubblica? E magari riusciremo a lanciare una piccola, umile proposta: fate la vostra "sfilata sobria", ma rinunciate a caccia, droni e altre panzane belliche (e non parlo in maniera generica, c'è tanto da tagliare, come vi raccontavamo qui). Insomma (e senza intaccare il doveroso sostegno all'Emilia), fermate la parata, fatela sobriamente, fate ciò che credete giusto, ma non rinunciate al 2 giugno. Un giorno che è nostro. Anche (e si spera) senza parata.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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