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Matteo Messina Denaro

L’uomo che ha venduto l’Alfa Romeo a Messina Denaro: “Quando l’ho visto in tv mi sono sentito male”

Giovanni Tumminello, gestore di una concessionaria di automobili: “Quando hanno mostrato l’immagine della carta di identità e rivelato il nome falso che Messina Denaro usava, Andrea Bonafede, mi sono quasi sentito male”.
A cura di Davide Falcioni
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Si chiama Giovanni Tumminello, nella vita gestisce una concessionaria di automobili e non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe finito al centro delle indagini per la cattura del più pericoloso latitante italiano, Matteo Messina Denaro. Il boss, infatti, possedeva un'Alfa Romeo Giulietta con la quale si spostava abitualmente e che custodiva a Campobello di Mazara, nel garage di pertinenza del figlio di Giuseppe Luppino, l'uomo tratto in arresto lunedì scorso insieme al mafioso.

Ebbene, quando Tumminello il 16 gennaio ha acceso la tv e visto l'immagine del boss di Cosa Nostra ha riconosciuto il cliente che un anno fa si recò nel suo autosalone presentandosi come Andrea Bonafede e chiedendo di acquistare una macchina: "Quando hanno mostrato l’immagine della carta di identità e rivelato il nome falso che Messina Denaro usava, Andrea Bonafede, mi sono quasi sentito male. Sono andato dall’impiegato che lo aveva incontrato per primo. Ci siamo guardati e in un attimo ci siamo resi conto che l’anonimo cliente al quale, un anno fa, avevamo venduto una Giulietta, in realtà era un superlatitante", ha raccontato Tumminello al Corriere, confermando quanto già detto nei giorni scorsi.

Il commerciante ha raccontato altri dettagli, confermando che Matteo Messina Denaro conduceva una vita piuttosto tranquilla, apparentemente alla luce del sole. Era "un uomo normale. Entrò con occhiali e cappello, ma faceva freddo, era gennaio e non mi sembrò strano. Non era particolarmente elegante, né grif­fato". Il latitante propose la permuta con una Fiat 500 che, disse, apparteneva alla madre. "Chiese di vedere una Giulietta che aveva notato sul nostro sito. Fu tutto ordinario. Io valutai la sua macchina, che, tra parentesi, era pulitissima e tenuta benissimo: ricordo che profumava. Gli dissi che gli avrei dato 10mila euro. Lui acconsentì. I giorni dopo ci scambiammo dei messaggi su whatsapp. Un profilo comune il suo, senza foto. Poche parole, mi confermò l’interesse per la macchina".

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Tumminello ha raccontato che quel giorno del gennaio 2022 si soffermò in ufficio con Messina Denaro per un'oretta, parlando del più e del meno in una stanza piena di calendari dei Carabinieri. Il boss sembrava tutt'altro che un uomo in fuga dalle forze dell'ordine: era tranquillo, faceva battute e citazioni storiche. Qualche giorno dopo la consegna dell'auto il latitante pagò: "Il 10 gennaio mi fece un bonifico bancario con l’intera somma. Disse che l’intestataria del contratto doveva essere sua madre, ma che data l’età non poteva portarla a Palermo. Sbrigammo tutte le pratiche e, avuti i documenti, è andato via con la Giulietta".

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