L’uomo accoltellato da un curdo a Firenze: “Lega e Fdi strumentalizzano l’aggressione che ho subito”
"È odioso che l'aggressione di cui sono stato vittima venga strumentalizzata dalla destra per la solita campagna contro l'accoglienza e l'immigrazione". A parlare, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it, è F.B., trentenne fiorentino che mercoledì scorso – 28 luglio – è stato accoltellato in strada nel centro di Firenze da un ragazzo curdo mentre tornava a casa insieme a un gruppo di amici, riportando ferite alla testa e all'addome. F.B. ci risponde da una stanza dell'ospedale Careggi in cui è ricoverato e da cui, se gli ultimi esami andranno bene, sarà presto dimesso. Oggi, a una settimana esatta dall'aggressione, verrà sottoposto alle ultime visite mediche poi potrà finalmente tornare a casa.
Ma cosa è successo la scorsa settimana? Stando a quanto riferito dalla Questura di Firenze per 24 ore un giovane curdo di 30 anni ha aggredito – a mani nude o con un coltello – delle persone a caso nel centro di Firenze. Gli episodi di violenza si sono verificati in vari quartieri e l'arresto è avvenuto subito dopo il ferimento di un turista olandese che viaggiava su un tram con la sua fidanzata. La Questura ha escluso qualsiasi motivazione di carattere religioso nelle aggressioni, parlando esplicitamente invece di un "profondo risentimento del trentenne contro gli Stati Uniti", "colpevoli" di aver abbandonato i curdi iracheni in balia dell'Isis. Sempre dalle ricostruzioni della polizia è emerso che a volte l'uomo ha colpito senza dire neanche una parola; in altre occasioni invece ha chiesto in inglese di quale paese fossero originarie le vittime (‘Where are you from?‘).
A ricevere questa domanda è stato anche F.B.. "Ero stato a cena con degli amici quando abbiamo deciso di spostarci insieme a casa mia, distante poche centinaia di metri. Stavamo camminando quando mi si è avvicinato un ragazzo e mi ha chiesto ‘Where are you from?'. Lì per lì non ho risposto, lui ha ripetuto la domanda e così ho replicato: ‘Sorry?'. Forse ha creduto che fossi americano. Subito dopo mi ha colpito allo stomaco e alla testa, poi si è allontanato tranquillamente. Non ho sentito molto dolore, ma quando mi sono alzato ed ho sollevato la maglia ho visto fuoriuscire del sangue". L'aggressore l'aveva colpito con un coltello e – oltre alla testa e allo zigomo – uno dei fendenti aveva raggiunto F.B. all'addome, nella zona del fegato. La vittima è stata quindi accompagnata in ospedale ed è rimasta sotto osservazione dei sanitari per una settimana: oggi, nonostante le gravi ferite riportate e lo spavento per un episodio che poteva avere conseguenze drammatiche, il ragazzo italiano non nutre rancore né rabbia verso il suo aggressore. Al contrario: i giorni in ospedale sono stati l'occasione per sviluppare una profonda riflessione. "Sono un attivista per la causa curda, molti miei amici lavorano nell'accoglienze e io stesso mi sono sempre battuto per i diritti dei migranti. Per questo mi indigna l'uso politico che Lega e Fratelli D'Italia hanno fatto dell'episodio di cui sono stato vittima. Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, esponenti di FDI, hanno esplicitamente proposto l'apertura di un centro di rimpatrio a Firenze e attaccato la sinistra ‘buonista'. Ecco, da cristiano quell'idea mi fa rabbia. La destra si vanta di difendere i valori cattolici, ma ne ignora completamente il senso e il contenuto rivoluzionario di amore, accoglienza e comprensione".
Quello di F.B. – che pure ha subito una grave aggressione – è un ragionamento del tutto priva di rabbia, anzi estremamente lucido. "Il problema – dice – è semplicemente la qualità dell'accoglienza. Se l'uomo che mi ha ferito non fosse stato estromesso dai circuiti di accoglienza, se qualcuno l'avesse ascoltato, se avesse avuto un sostegno psicologico adeguato sono sicuro che non avrebbe aggredito nessuno. Quell'uomo era fuggito da una guerra, aveva subito gravissimi traumi, magari aveva perso familiari e amici per mano dell'Isis. Si è sentito abbandonato e trovo che il suo rancore sia comprensibile. Con un'accoglienza diversa e un migliore percorso di integrazione ci sarebbero molti meno crimini. Per questo – quando uscirò dall'ospedale – mi piacerebbe incontrarlo, conoscere la sua storia, sapere come è arrivato al punto di accoltellare uno sconosciuto. Sono sicuro che ciò darebbe un senso a tutta questa vicenda".