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L’unica miniera di carbone attiva in Italia potrebbe riaprire a causa della guerra in Ucraina

L’attività estrattiva è terminata nel 2019, ma la chiusura definitiva della miniera dovrebbe avvenire nel 2027 in base a quanto concordato con l’Unione europea nel 2014: adesso arriva l’interrogazione in Senato di Forza Italia. Una proposta avanzata per rispondere alla crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina.
A cura di Ilaria Quattrone
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Fonte: sito di Carbosulcis
Fonte: sito di Carbosulcis

La guerra tra Ucraina e Russia, esplosa quindici giorni fa, sta mettendo in crisi diversi settori. Tra questi quello energetico. Per questo motivo sembrerebbe che tra le ipotesi al vaglio per affrontare la crisi energetica ci sarebbe la riapertura della miniera di carbone di Monte Sinni, in Sardegna. Questa è l'unica attiva in Italia e si trova nel Sulcis-Iglesiente.

Perché si parla di riaprire una miniera attiva

L'attività estrattiva del cantiere è terminata nel 2019 che però non coincide con la chiusura definitiva della miniera: questo dovrebbe avvenire nel 2027 così come era stato concordato con l'Unione europea nel 2014. Per questo motivo si parla della riapertura di una miniera che però continua a essere attiva. Per il momento però bisogna precisare che non c'è nulla di ufficiale: stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa Agi, si tratta di una richiesta avanzata dai parlamentari di Forza Italia, Anna Maria Bernini ed Emilio Floris.

L'interrogazione di Forza Italia

La loro interrogazione è stata depositata in Senato: i due chiedono che alla miniera, che è gestita da una partecipata della Regione, venga riconosciuto lo status di "Riserva strategica carbonifera del Paese". Nell'interrogazione, Forza Italia sollecita l'intervento del Governo in Commissione Europea proprio per chiedere di rivedere il piano di chiusura. Il sito ha una potenzialità di venticinque milioni di tonnellate e può "coltivarne" fino a cento milioni. L'interrogazione è stata motivata come un "ripensamento delle fonti energetiche" in continuità con quanto aveva già affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, relativamente al "possibile mantenimento in vita delle sette centrali a carbone presenti in Italia".

Le perplessità del sindacato

Sulla richiesta di Forza Italia, si è espresso anche il sindacato della Filtem Cgil. Il segretario territoriale, Emanuele Madeddu, ha infatti detto che la qualità del carbone "non è delle migliori" e che può essere utilizzato "solo se mischiato ad altri tipi di carbone". Sempre il sindacalista ha detto all'Agi che, la struttura, non sarebbe in questo momento in grado di affrontare l'emergenza energetica che sta interessando il Paese sia "per problemi tecnici" sia per "la tempistica": servirebbero infatti sia nuove attrezzature che una nuova formazione del personale. Un inter comunque che richiede tempo. Il segretario però non esclude l'idea che possa essere utilizzato come "una riserva fredda di carbone utilizzabile in qualsiasi momento".

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